mercoledì 20 luglio 2016

La femmina nuda

Un ringraziamento particolare agli sponsor: 

Libreria - Galleria
IL SECONDO RINASCIMENTO
Via Porta Nova 1/A (ang. via C. Battisti) - Bologna
Il luogo ideale dove trovare i Tuoi Libri
http://www.ilsecondorinascimento.it/
 ***
Palestra Performance 
Centro estetico e fitness.. nel cuore di Bologna
* * *
La rivista culturale: "Il Salotto degli Autori" ( http://www.ilsalottodegliautori.it ) edita dall'Associazione letteraria "Carta e Penna"
* * *

La femmina nuda

Autore: Elena Stancanelli
Genere: drammatico, sentimentale.

La protagonsita di questo romanzo è Anna, una donna non più giovanissima e vede naufragare la sua storia d'amore con Davide dopo 5 anni di relazione.

Un evento distruttivo che come un domino si rovescia su tutti gli aspetti della sua vita. Dal lavoro, alle relazioni sociali, dal carattere ai rapporti con l'altro sesso.

La situazione peggiora quando lei si rende conto che non solo Davide la tradiva (cosa che a più riprese la protagonista confessa di aver fatto anche lei) ma potrebbe aver trovato una donna da amare. Con cui quindi raggiungere un livello di coinvolgimento cui Anna non è arrivata.

Maniacalità, paranoia, autolesionismo, smarrimento. Emergono i tratti più “grigi” della sua personalità ferita, dolorante, in preda cioè a un malessere impastato. Simile a un rapimento della sua personalità rinata in questa sorta di oscurità un po' lasciva e nel contempo affetta da una deprivazione costante di piaceri e soddisfazioni.

Riuscirà a riemergere o finirà per annegare definitivamente? Il riscatto sembra vicino ma nel contempo le ricadute lo sono altrettanto.

Sul filo del rasoio Anna si mette in gioco cercando la rivale in amore. Per capire chi sia e cosa abbia in più di lei. Comincia quindi un gioco pericoloso in cui diventerà persino amica e complice di questa donna senza rivelare le sue intenzioni anche se a un certo punto nemmeno lei sembra conoscerle.

Il tema non è nuovo: l'abbandono.

Ciò che mi ha interessato è il fatto che la protagonista è una donna matura (ha sicuramente compiuto 44 anni perchè nel romanzo è citato il giorno del compleanno) e il riassunto del suo dramma è raccontato a un amica del cuore. Il romanzo infatti è una lunga lettera scritta con le velleità espositive della confessione liberatoria.

Le prime pagine mi avevano fatto ben sperare poi purtroppo ho sofferto una grande difficoltà nella lettura.

Anzitutto ritengo che il personaggio della protagonista sia troppo indefinito. E' affetto da ambiguità che lo rendono nel transfer con il lettore poco simpatico e men che meno credibile. Pare infatti che questa Anna si racconti in un modo ma di fatto sia ben diversa. La sensazione è che l'Autrice insegua un rapporto empatico con il lettore (più facile che sia la lettrice) per individuare un patimento emotivo condiviso. Il classico senso di intima complicità di chi leggendo automaticamente pensa: “ci sono passata anch'io” o simili.

Quando ti succede qualcosa di brutto, un incidente, una malattia, o qualcosa di stupido ma incredibilmetne doloroso come è successo a me, diventi una persona danneggiata. Per sempre. Sono come uno strumento qualsiasi che sia caduto a terra. Lo aggiusti e funziona di nuovo, ma conserva in sé il trauma di quella caduta. Non sappiamo quando, non sappiamo neanche se, ma potrebbe guastarsi di nuovo. E sarebbe ancora una conseguenza di quella vecchia caduta”. Tratto da “La femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.

Di fatto tutto ciò si risolve in una forzatura.

Onestamente non ho compreso quali doti abbia questa Anna. Dove annidino i suoi interessi e cosa la renda desiderabile. Mi sembra all'opposto una persona qualunquista convinta di essere speciale. Scarni gli approfondimenti razionali e realisti sulle sue scelte, a tratti quasi patologiche, compiute nel passato con questo Davide (oggetto del desiderio, inspiegabile, di parecchie donne in quanto nemmeno lui sembra una “cima”).

C'è una quota di sofferenza enorme nella vita”. Tratto da “La femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.

La sensazione è che sia una donna ostinata a voler far andare avanti (o far funzionare) le cose come vorrebbe lei.

Quel che pertanto accade è che fallisce sotto questo aspetto di controllo esterno della realtà circostante affettiva e quale conseguenza, tracolla anche caratterialmente.

Un duro colpo dovuto anche all'età, non più giovanissima.

Ecco quindi che si aprono due filoni. Uno è quello dell'ossessione verso il suo ex. Il classico (e adolescenziale) sapere dove va, con chi, quando e possibilmente perchè. L'ho trovato eccessivo e dal punto di vista espositivo troppo insistito.

L'Autrice individua una fattispecie e poi ci ritorna continuamente. Un periodo di mezza pagina diventa di due o tre. Ma il succo è lo stesso. Si cerca la frase ad effetto. E va osservato che spesso la trova.

La sala era satura dell'odore un po' schifoso di mare e di sesso che emanano i molluschi. Un odore fangoso, forte. L'odore delle cime rimaste a lungo arrotolate sulle navi, delle foglie, delle cose sepolte”. Tratto da “La femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.

Il che depone a favore di una scrittura creativa che c'è. Esiste. Grida: “presente!” Tuttavia viene utilizzata in modo filosoficamente escatologico e troppo spesso in maniera cumulativa, rafforzativa. Il peggio l'ho riscontrato nel capitoletto dedicato all'applicazione per cellulare che consente di individuare dove si trovi il proprietario. Mettere insieme frasi ad effetto non le rende eleganti. Utilizzare termini inusuali che denotano una buona conoscenza della lingua italiana, in chiave paratattica, cercando cioè di assimilarli con la sintesi è semmai una dote da giornalisti ma non da scrittori. Una confusione che spesso si verifica nel panorama letterario contemporaneo.

Il secondo filone è quello, telegrafato, dell'autolesionismo. O meglio “del buttarsi via”. La donna disillusa che si abbandona come un naufrago alle intemperanze della vita. Poco trucco, scarsa cura di sé, un carattere che diventa umorale, tra l'algido e lo scontroso. Un essere introversi ai limiti dell'incomprensibile come se volesse demarcare il territorio diventato una terra di nessuno.

Da un certo punto in poi la chiave di tutto è diventata l'umiliazione. Fin quando ci siamo frequentati ci umiliavamo insultandoci. Poi quando abbiamo iniziato a vivere in due case diverse senza però riuscire a stare separati davvero, siamo passati a umiliazioni più profonde. Per esempio, facevamo in modo che l'altro compisse azioni disgustose, per potergliele poi rinfacciare”. Tratto da “La femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.

E naturalmente il sesso. L'Autrice non fa che ribadire quanto volte Anna si fa “scopare” un po' da tutti. Il termine è volutamente duro e crudo. Sinonimo di un sesso senza amore. Rapporti consumati con sconosciuti nell'alveo dell'approssimazione. Ogni tanto anche con il suo ex. Insomma una parabola discendente.

Tutto ciò non impietosisce perchè più la si conosce questa Anna più viene il dubbio che la sua vera natura sia proprio questa. E' un po' mignotta (dove questo “un pò” lo valuteranno i lettori). Tradiva pure lei però con una sofisticata scusa psicologica che fa un po' più sorridere che altro.. poi tutte queste “bottarelle” in corso d'opera peraltro anche in chiusura in quanto con l'ultimo post scriptum ci delucida sul “contentino” dato anche a quello che sembrava esserselo risparmiato. Vabbè.. de gustibus.

La figura maschile è poco approfondita in tutti i sensi. Gli stereotipi dei maschi presenti sono orientati all'essere volutamente patetici (sembrano usciti da quelle serate al femminile dove il gentil sesso si dedica a una critica da sfogo verso gli uomini attorno a un tavolo con qualche drink colorato a far da compagnia più delle idee).

Gli uomini della scrittrice sono affetti da una drammatica superficialità e le loro colpe sono a volte anche definite con qualche nota di femminismo da rivalsa che ritengo rendano questo romanzo poco appetibile al pubblico maschile. E anche a quello femminile che crede si possa pretendere qualcosa di più visto che di uomini ce ne sono tanti e non si può avere l'arroganza di conoscerli riducendoli tutti ai pochi (e forse sbagliati) di cui ci si è circondati (ma per colpa di altri o di se stessi?).

Si dice sempre che sarebbe meglio separarsi in fretta, ai primi sintomi. Non strascicare i rancori nella speranza ch col tempo la rabbia si ritrasformi in amore. La rabbia non si ritrasforma in amore, mai. Quando sei fortunata si trasforma in affetto, ma in amore mai”. Tratto da “La femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.

Il finale è drammatico. Nel senso che a un certo punto monta una carica di coinvolgimento che sembra indirizzata ad un climax che porta il lettore a consumare con avidità le pagine nell'attesa del “coup de thèatre”. Il clima che si respira è quello della telenovela sudamericana ma và osservato che funziona e coinvolge per una ventina di pagine anche perchè la focalizzazione diventa più oggettiva nel contesto ambientale esterno. Purtroppo la scelta della “sequenza finale” è imbarazzante. Tra l'inutile e l'infantile, mette in prosa una sconfitta morale macroscopica. L'ultimo atto di una donna che, se per riscattarsi ha bisogno di così poco, allora vuol dire che non le è rimasto niente..giusto appunto farsi scopare di tanto in tanto (spesso, per la verità).

Tutti gli esseri umani pensano che il sesso che fanno gli altri sia migliore”. Tratto da “La femmina nuda” di Elena Stancanelli, ed. La nave di Teseo.

L'Autrice ha buone qualità espositive. A tratti anche più che buone (forse dovrebbe confrontarsi con un altro genere che potrebbe metterle in risalto) ma nel contesto di questo romanzo non coglie nel segno.

Mi è infatti piaciuto nella scrittrice (ma non nel romanzo) il carattere freddo, quasi kaleidoscopico, con il quale viene somministrata la rabbia. Una sorta di veleno a piccole dosi. Ho apprezzato la messa in prosa, quasi farsesca, di una realtà circostante che trasmuta rivelando la doppiezza camaleontica di quel che appare.

In questo l'Autrice ha dimostrato, dal mio punto di vista, un ottimizzazione della costruzione del periodo ipotetico rivolta a mettere in luce l'ampolloso gusto di ciò che sembra. L'ambiguità della tensione morale.

Infine mi ha trasmesso un intesa emotività quando ha affrontato l'agonia della cattiveria nella sua meticolosità che si trasmette come un virus all'essere umano e si metabolizza in questo rivivendo in lui. Diventandone una parte implicita. A tratti irrinunciabile.

Questi aspetti mi hanno colpito e mi hanno indiscutibilmente affascinato. Ma ribadisco: più nella scrittrice che nel romanzo.

Posso quindi pensare che “Nave di Teseo” abbia valutato per il tramite della sua redazione letteraria le qualità dell'Autrice, che ribadisco trovasse il genere e il soggetto potrebbe rappresentare un notevole successo editoriale, ma appunto non dell'opera che non mi pare all'altezza.

La donna nuda” è un romanzo molto mediocre, scarsamente coinvolgente il cui finale è tremendamente sottotono e affetto da una banalità diseducativa rispetto al costrutto psicologico che l'Autrice ha tentato (a tratti riuscendoci) di instaurare nelle corpo dell'opera.

Lo sconsiglio ai lettori.

Marco Solferini
puoi trovarmi anche su:




Nessun commento:

Posta un commento