martedì 7 luglio 2015

Dimmi che credi al destino

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Dimmi che credi al destino

Autore: Luca Bianchini.
Genere: drammatico, sentimentale.

Ornella è una donna matura che lavora in una libreria di Londra. Testi italiani per appassionati oltremanica della cultura e della lingua del BelPaese

Insieme a lei c'è Clara che funge da assistente un pò ipercritica e spesso imbronciata.

Sono tempi duri per gli amici di carta a causa della crisi e la libreria dopo un periodo difficile sembra destinata a chiudere definitivamente.

Ornella vive il suo presente preda dell'angoscia per un passato difficile a causa di un marito inaffidabile che fu preda del dramma della tossicodipendenza e oggi sopravvive tra la vita e la morte. Per questa ragione lei cerca rifugio nel suo personale microcosmo di vita quotidiana.

In questo arcipelago di abitudini altamente selezionate e custodite nel mallo della riservatezza incontriamo un distinto signore inglese con il quale Ornella divide la panchina ai giardini pubblici e il suo vicino di casa, il Sig. Bertrand, che sembra nutrire per lei un interesse ben oltre la semplice conoscenza.

Poi c'è Diego, un giovane napoletano ex ragioniere presso una cooperativa fallita, con alle spalle un amore indimenticato per Carmine lasciato insieme con l'Italia per quest'Inghilterra dove fa il barbiere.

L'ipotesi che la libreria chiuda rende tutto più difficile, a tratti insopportabile e Ornella ha bisogno di chiedere consiglio alla sua migliore amica: l'iperattiva Patti o meglio «la Patti» come dicono i milanesi.

E' lei la sua personale rivoluzione copernicana cui affida il colpo di genio per riscattare il triste destino che sembrerebbe attendere la libreria. Anche perchè forse la chiave per salvarla è proprio a pochi metri di distanza.. e si chiama Diego.

Ho letto questo romanzo con grande difficoltà.

Da un lato non posso esimermi dall'elogiare l'Autore per l'alta qualità del suo scritto.

Alcuni periodi sono straordinariamente poetici ed è riuscito a rappresentare in modo efficace, con un amabile quanto cordiale paratattica, la sintesi più espressiva degli stati d'animo.

Racconta le apatie di un evoluzione dell'individuo che corrisponde solo a tratti con la crescita anagrafica e spesso si scontra con quella interiore. Un rapporto con il proprio Io fatto di conflitti e conflittualità interiori.

«Le parole pronunciate di notte sembrano sempre più vicine alla verità». Tratto da «Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.

L'Autore scoperchia ciò che manca, quel che ci vincola. Riesce a narrare quel senso di oppressione che appartiene al passato irrisolto, che con il suo peso riesce a trascinarci nell'abisso di scelte obbligate tali da condizionare il futuro.

«Quando cambi radicalmente vita, hai due possibilità: o rimuovi il passato, e «prima» lo cancelli con tutte le tue forze fino a convincerti che non sia mai esistito, oppure fingi di non ricordarlo, ma ogni tanto, quando meno te lo aspetti, riappare». Tratto da «Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.

Il lettore incontrerà periodi squisitamente ben elaborati.

Il tasso di empatia nella focalizzazione soggettiva raggiunge livelli di straordinaria bellezza narrativa. Il risultato è la compostezza di un testo ben organizzato e lineare.

Nel contempo però, non posso fare a meno di rilevare alcuni limiti che, paradossalmente, mi hanno infastidito nel corso della lettura.

Anzitutto la trama. A mio avviso decisamente banale nel suo svolgimento.

Abbiano pazienza i librari, ma se la soluzione per tenere aperta una libreria in quel di Londra è assumere un giovane napoletano di bella presenza e con la parlata tipica partenopea dobbiamo riscrivere pagine di economia aziendale.

Ci voleva l'ex ragioniere per inventare la presentazione di un romanzo con un pò di tarallucci e vino?

E' una banalità inverosimile che peraltro svuota di spessore professionale gli impiegati storici della libreria in più occasioni tacciati di amare troppo i libri.

Ornella, la protagonista, ho avuto la sensazione sia stata creata per piacere ad un pubblico femminile maturo. Quello delle lettrici che vogliono sentirsi giovani dentro nella consapevolezza acquisita di non esserlo più fuori.

In tutta onestà la sua bellezza «mature» è un pò biascicata. E parecchio tirata per i capelli. Sembra più (al limite) un personaggio intrigante, ma di tal percezione non v'è traccia. Vien da chiedersi quanto sia realistico il fatto che lei faccia effetto su tutti gli uomini che le ruotano attorno.

Le sue manie, ossessioni, paranoie, luoghi comuni, guarda caso diventano un modo di essere. Una sorta di linguaggio innominato della sopravvivenza quotidiana. Per contrastare la solitudine, essere accettati attraverso il distinguo e mantenere sempre quell'area off limits del proprio Io dove si entra solo dopo aver chiesto permesso.

«Fu molto più bello di come entrambi lo avessero immaginato. Si baciarono per un tempo dilatato, che andava per conto suo». Tratto da «Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.

Le donne che si identificano con almeno un aspetto di questa Ornella inseguono uno stereotipo che forse trova giustificazione della carta stampata, ma è carente di spessore e personalità «vera» nell'ottica del realismo e del buon senso.

All'opposto, spesso, cercare di imporre il proprio modo di essere al mondo è la strada ottimale per vivere la sofferenza delle esclusioni. Nel romanzo succede l'opposto perchè è un opera di fantasia che ha lo scopo di piacere al lettore.

«Ornella guardò dentro la busta e ritrovò un piccolo disegno fatto solo a penna. C'era lei, seduta sulla sedia dell'ospedale, con gli occhi segnati e un sorriso indeciso. Aveva un fiorellino in testa e una chitarra al collo. Ornella alzò gli occhi al cielo e capì che aveva ricominciato a piovere». Tratto da «Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.

I continui riferimenti al cibo o meglio a cosa si mangia per pranzo, spuntino, cena e via dicendo sono evidentemente infilati a dovere perchè è noto che di questi tempi in tanti amano occuparsi di cucina. Se ne scrive e se ne legge di ogni.

Insomma, tutti questi elementi messi insieme come un bricolage letterario ci portano ad una commedia più drammatica che romantica. Nel senso che lo stile è quello di un ambientazione in una Londra da commedia all'americana, mentre il patema d'animo ricorda molto il carattere melenso della telenovela sudamericana.

In risultato è un enfasi smodata per l'emotività e una compassata quiete nei confronti degli eventi quasi come se questi fossero un banco di prova dove testare le proprie chance di sopravvivenza. Lo schema del romanzo è orizzontale.

Ho trovato fastidioso il rapporto della donna incompiuta con l'amica supergirl.

Quella che è «più» tutto e come tale ha la risposta per ogni accadimento.

Il rapporto con questa Patti è un esaltazione adolescenziale dell'intimità femminile deviata attraverso l'arretratezza di una delle due partecipanti al simposio platoniano dell'amicizia eterna.

Ma in realtà la Patti è una coperta di Linus, una stampella emotiva cui la donna incompiuta ritorna e alla quale fa riferimento più che nel momento del bisogno quando sente la necessità incondizionata di salvarsi da se stessa.

«Non è mai troppo tardi per gli eroi. Non si dimentichi che io ho fatto la guerra e so cosa vuol dire combattere. Tu puoi essere il tuo alleato, ma anche il tuo peggior nemico. Quindi la prima cosa da sconfiggere è la paura». Tratto da «Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.

Personalmente non l'ho gradito granchè, anche se dò atto del fatto che si tratta di una interpretazione personale figlia di un altrettanto personale impostazione di pensiero relativa alla costruzione di un personaggio femminile che ritengo così facendo diventa la celebrazione della debolezza interiore e dell'incapacità di accettarsi.

Il telegrafato happy end è chiaro fin dalle prime pagine.

Ci sono tante frasi efficaci che tengono insieme il romanzo e molto spesso propongono massime ed aforismi già noti. Il tutto però funziona. E forse la vera abilità espositiva a livello di cifra letteraria dell'Autore consiste proprio in questo.

«All'estero ogni gesto assume un significato più profondo, perchè la solitudine amplifica tutto, e avere qualcuno con cui chiacchierare dopo il lavoro può diventare la tua festa di compleanno». Tratto da «Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.

Se lo scrittore non fosse indiscutibilmente molto bravo assisteremmo ad un opera mediocre invece si tratta di un ottimo libro che potrà certamente piacere a un vasto pubblico di lettori.

«Dimmi se credi nel destino» è un romanzo ottimamente scritto. In esso ci sono spunti creativi straordinariamente ben elaborati ed amabilmente esposti. Il lettore più esigente si dovrà confrontare con alcuni stereotipi decidendo nella propria intimità se farseli piacere o meno.

Consigliato ad un pubblico che ama lasciarsi ammaliare dalle parole e pensa che gli stati d'animo si debbano condividere attraverso la carta stampata come frecce che colpiscono il bersaglio.

Marco Solferini.
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