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Dimmi
che credi al destino
Autore:
Luca Bianchini.
Genere:
drammatico, sentimentale.
Ornella
è una donna matura che lavora in una libreria di Londra. Testi
italiani per appassionati oltremanica della cultura e della lingua
del BelPaese
Insieme
a lei c'è Clara che funge da assistente un pò ipercritica e spesso
imbronciata.
Sono
tempi duri per gli amici di carta a causa della crisi e la libreria
dopo un periodo difficile sembra destinata a chiudere
definitivamente.
Ornella
vive il suo presente preda dell'angoscia per un passato difficile a
causa di un marito inaffidabile che fu preda del dramma della
tossicodipendenza e oggi sopravvive tra la vita e la morte. Per
questa ragione lei cerca rifugio nel suo personale microcosmo di vita
quotidiana.
In
questo arcipelago di abitudini altamente selezionate e custodite nel
mallo della riservatezza incontriamo un distinto signore inglese con
il quale Ornella divide la panchina ai giardini pubblici e il suo
vicino di casa, il Sig. Bertrand, che sembra nutrire per lei un
interesse ben oltre la semplice conoscenza.
Poi
c'è Diego, un giovane napoletano ex ragioniere presso una
cooperativa fallita, con alle spalle un amore indimenticato per
Carmine lasciato insieme con l'Italia per quest'Inghilterra dove fa
il barbiere.
L'ipotesi
che la libreria chiuda rende tutto più difficile, a tratti
insopportabile e Ornella ha bisogno di chiedere consiglio alla sua
migliore amica: l'iperattiva Patti o meglio «la Patti» come dicono
i milanesi.
E' lei
la sua personale rivoluzione copernicana cui affida il colpo di genio
per riscattare il triste destino che sembrerebbe attendere la
libreria. Anche perchè forse la chiave per salvarla è proprio a
pochi metri di distanza.. e si chiama Diego.
Ho
letto questo romanzo con grande difficoltà.
Da un
lato non posso esimermi dall'elogiare l'Autore per l'alta qualità
del suo scritto.
Alcuni
periodi sono straordinariamente poetici ed è riuscito a
rappresentare in modo efficace, con un amabile quanto cordiale
paratattica, la sintesi più espressiva degli stati d'animo.
Racconta
le apatie di un evoluzione dell'individuo che corrisponde solo a
tratti con la crescita anagrafica e spesso si scontra con quella
interiore. Un rapporto con il proprio Io fatto di conflitti e
conflittualità interiori.
«Le
parole pronunciate di notte sembrano sempre più vicine alla verità».
Tratto da «Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini,
ed. Mondadori.
L'Autore
scoperchia ciò che manca, quel che ci vincola. Riesce a narrare quel
senso di oppressione che appartiene al passato irrisolto, che con il
suo peso riesce a trascinarci nell'abisso di scelte obbligate tali da
condizionare il futuro.
«Quando
cambi radicalmente vita, hai due possibilità: o rimuovi il passato,
e «prima» lo cancelli con tutte le tue forze fino a convincerti che
non sia mai esistito, oppure fingi di non ricordarlo, ma ogni tanto,
quando meno te lo aspetti, riappare». Tratto da «Dimmi che
credi al destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.
Il
lettore incontrerà periodi squisitamente ben elaborati.
Il
tasso di empatia nella focalizzazione soggettiva raggiunge livelli di
straordinaria bellezza narrativa. Il risultato è la compostezza di
un testo ben organizzato e lineare.
Nel
contempo però, non posso fare a meno di rilevare alcuni limiti che,
paradossalmente, mi hanno infastidito nel corso della lettura.
Anzitutto
la trama. A mio avviso decisamente banale nel suo svolgimento.
Abbiano
pazienza i librari, ma se la soluzione per tenere aperta una libreria
in quel di Londra è assumere un giovane napoletano di bella presenza
e con la parlata tipica partenopea dobbiamo riscrivere pagine di
economia aziendale.
Ci
voleva l'ex ragioniere per inventare la presentazione di un romanzo
con un pò di tarallucci e vino?
E' una
banalità inverosimile che peraltro svuota di spessore professionale
gli impiegati storici della libreria in più occasioni tacciati di
amare troppo i libri.
Ornella,
la protagonista, ho avuto la sensazione sia stata creata per piacere
ad un pubblico femminile maturo. Quello delle lettrici che vogliono
sentirsi giovani dentro nella consapevolezza acquisita di non esserlo
più fuori.
In
tutta onestà la sua bellezza «mature» è un pò biascicata. E
parecchio tirata per i capelli. Sembra più (al limite) un
personaggio intrigante, ma di tal percezione non v'è traccia. Vien
da chiedersi quanto sia realistico il fatto che lei faccia effetto su
tutti gli uomini che le ruotano attorno.
Le sue
manie, ossessioni, paranoie, luoghi comuni, guarda caso diventano un
modo di essere. Una sorta di linguaggio innominato della
sopravvivenza quotidiana. Per contrastare la solitudine, essere
accettati attraverso il distinguo e mantenere sempre quell'area off
limits del proprio Io dove si entra solo dopo aver chiesto permesso.
«Fu
molto più bello di come entrambi lo avessero immaginato. Si
baciarono per un tempo dilatato, che andava per conto suo».
Tratto da «Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini,
ed. Mondadori.
Le
donne che si identificano con almeno un aspetto di questa Ornella
inseguono uno stereotipo che forse trova giustificazione della carta
stampata, ma è carente di spessore e personalità «vera»
nell'ottica del realismo e del buon senso.
All'opposto,
spesso, cercare di imporre il proprio modo di essere al mondo è la
strada ottimale per vivere la sofferenza delle esclusioni. Nel
romanzo succede l'opposto perchè è un opera di fantasia che ha lo
scopo di piacere al lettore.
«Ornella
guardò dentro la busta e ritrovò un piccolo disegno fatto solo a
penna. C'era lei, seduta sulla sedia dell'ospedale, con gli occhi
segnati e un sorriso indeciso. Aveva un fiorellino in testa e una
chitarra al collo. Ornella alzò gli occhi al cielo e capì che aveva
ricominciato a piovere». Tratto da «Dimmi che credi al
destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.
I
continui riferimenti al cibo o meglio a cosa si mangia per pranzo,
spuntino, cena e via dicendo sono evidentemente infilati a dovere
perchè è noto che di questi tempi in tanti amano occuparsi di
cucina. Se ne scrive e se ne legge di ogni.
Insomma,
tutti questi elementi messi insieme come un bricolage letterario ci
portano ad una commedia più drammatica che romantica. Nel senso che
lo stile è quello di un ambientazione in una Londra da commedia
all'americana, mentre il patema d'animo ricorda molto il carattere
melenso della telenovela sudamericana.
In
risultato è un enfasi smodata per l'emotività e una compassata
quiete nei confronti degli eventi quasi come se questi fossero un
banco di prova dove testare le proprie chance di sopravvivenza. Lo
schema del romanzo è orizzontale.
Ho
trovato fastidioso il rapporto della donna incompiuta con l'amica
supergirl.
Quella
che è «più» tutto e come tale ha la risposta per ogni
accadimento.
Il
rapporto con questa Patti è un esaltazione adolescenziale
dell'intimità femminile deviata attraverso l'arretratezza di una
delle due partecipanti al simposio platoniano dell'amicizia eterna.
Ma in
realtà la Patti è una coperta di Linus, una stampella emotiva cui
la donna incompiuta ritorna e alla quale fa riferimento più che nel
momento del bisogno quando sente la necessità incondizionata di
salvarsi da se stessa.
«Non
è mai troppo tardi per gli eroi. Non si dimentichi che io ho fatto
la guerra e so cosa vuol dire combattere. Tu puoi essere il tuo
alleato, ma anche il tuo peggior nemico. Quindi la prima cosa da
sconfiggere è la paura». Tratto da «Dimmi che credi al
destino» di Luca Bianchini, ed. Mondadori.
Personalmente
non l'ho gradito granchè, anche se dò atto del fatto che si tratta
di una interpretazione personale figlia di un altrettanto personale
impostazione di pensiero relativa alla costruzione di un personaggio
femminile che ritengo così facendo diventa la celebrazione della
debolezza interiore e dell'incapacità di accettarsi.
Il
telegrafato happy end è chiaro fin dalle prime pagine.
Ci
sono tante frasi efficaci che tengono insieme il romanzo e molto
spesso propongono massime ed aforismi già noti. Il tutto però
funziona. E forse la vera abilità espositiva a livello di cifra
letteraria dell'Autore consiste proprio in questo.
«All'estero
ogni gesto assume un significato più profondo, perchè la solitudine
amplifica tutto, e avere qualcuno con cui chiacchierare dopo il
lavoro può diventare la tua festa di compleanno». Tratto da
«Dimmi che credi al destino» di Luca Bianchini, ed.
Mondadori.
Se lo
scrittore non fosse indiscutibilmente molto bravo assisteremmo ad un
opera mediocre invece si tratta di un ottimo libro che potrà
certamente piacere a un vasto pubblico di lettori.
«Dimmi
se credi nel destino» è un romanzo ottimamente scritto. In esso
ci sono spunti creativi straordinariamente ben elaborati ed
amabilmente esposti. Il lettore più esigente si dovrà confrontare
con alcuni stereotipi decidendo nella propria intimità se farseli
piacere o meno.
Consigliato
ad un pubblico che ama lasciarsi ammaliare dalle parole e pensa che
gli stati d'animo si debbano condividere attraverso la carta stampata
come frecce che colpiscono il bersaglio.
Marco
Solferini.
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