mercoledì 11 febbraio 2015

Magisterium

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Magisterium

- L'anno di ferro -

Autori: Holly Black - Cassandra Clare.
Genere: fantastico, fantasy, young adult.

Siete pronti per il Magisterium?

La scuola di magia per i giovanissimi maghi che controllano i 4 elementi fondamentali (acqua, terra, fuoco, aria) sta per effettuare le selezioni.

Per decidere quali saranno i nuovi apprendisti del corpo docenti per 5 lunghi anni durante i quali ai giovani, ciascuno scelto da un Magister, verrà insegnato a controllare l'immenso potere derivante dalla magia.

Callum Hunt però, a differenza degli altri aspiranti, farebbe qualunque cosa pur di non essere preso. Il passato della sua famiglia sembra infatti tragicamente legato proprio alla magia e al Magisterium

Suo padre e sua madre hanno frequentato la scuola per maghi molti anni prima e hanno preso parte all'ultima guerra di magia.

Un conflitto spietato contro il Nemico della morte, un mago deciso a soverchiare l'ordine delle cose attraverso la magia del caos.

Durante quella guerra la madre di Callum rimase uccisa e dopo la sua morte il padre ha rinnegato il suo passato e più in generale il volere dei maghi e le loro regole.

Per questo motivo ha messo in guardia suo figlio a proposito della loro natura subdola e ingannatrice.

Quindi Call intende partecipare alle prove che determineranno se un giovane può o meno essere avviato all'apprendimento delle arti magiche al solo scopo di fallire. Un risultato che non dovrebbe essere così difficile visto che fin dalla nascita è portatore di un handicap alla gamba che gli rende difficile anche i movimenti più semplici.

Con immensa sorpresa però, malgrado il suo impegno al contrario, il più celebre Magister della scuola decide di scegliere proprio lui, unitamente ad altri due giovani, come suoi apprendisti.

Comincia quindi un viaggio controvoglia per raggiungere la scuola di magia e qui scoprire nell'anno di ferro, il primo dei cinque che lo attendono, le proprie potenzialità.

Mentre i rapporti con gli altri giovani frequentatori del corso si fanno a tratti difficili e a volte misteriosi Call comincerà a scoprire una verità diversa da quella che il padre gli ha raccontato, per sè stesso e per la propria famiglia.

Il tutto, mentre la sottile e invasiva ombra del male si fa lentamente strada. Interrogativi aleggiano sul futuro sempre più incerto, su chi fosse realmente il Nemico della morte e quale misterioso significato aveva la frase «uccidete il bambino" trovata nello stesso luogo dove fu compiuto il massacro nel quale perse la vita anche la madre di Callum. Tutto ciò è forse il preludio a una nuova guerra contro un nemico mai veramente sconfitto?

Da Harry Potter in avanti è difficilissimo prendere in mano un libro fantasy che abbia come protagonista un giovane aspirante mago e non provare un senso quantomeno di emulazione.

Se poi di mezzo c'è una scuola di magia, le cose si complicano ancora di più.

La sensazione, scorrendo le pagine è che, a parte delle varianti, il paradigma narrativo del romanzo per un buon 75% sia più o meno facilmente intuibile.

«Lentamente Call si alzò a fronteggiare l'uomo con la maschera d'argento dall'altra parte della sala. Tremava tutto per il dolore alle gambe e per la tensione, per la paura, per l'adrenalina che gli scorreva nelle vene e per il confuso desiderio di scappare via. Il Nemico aveva un espressione furente, gli occhi lampeggiavano di rabbia e dolore». Tratto da «Magisterium» di Holly Black e Cassandra Clare, ed. Mondadori.

Quel che rimane è una limitata degustazione di sapori più che nuovi, inconsueti.

E' giusto a tal proposito osservare che qualora infatti il tasso di innovazione difetti non è detto che la materia in sè (chiamiamolo «genere letterario») non risulti ugualmente appassionante e affascinante.

Del resto Harry Potter è stato un fenomeno che ha lasciato il segno anche (per alcuni sopratutto) dal punto di vista squisitamente capitalistico. Raramente era accaduto che un personaggio garantisse un simile ritorno in termini economici in così poco tempo. Cifre da capogiro che si comprende ingolosiscono le case editrici (e gli autori) desiderose di colmare quello che molti definiscono un vuoto editoriale.

Ma è proprio così?

A mio parere Harry Potter è vivo e vegeto e il presunto vuoto esiste solo nelle logiche di marketing, ma non per i lettori. Fatto che ha già riservato sorrisi amari a numerose prestigiose penne della letteratura contemporanea (si pensi all'opera fantasy di James Patterson che perlomeno in Italia ha trovato pochissimo spazio e non è mai decollata).

Andrebbe a questo punto precisato che sotto il minimo comune denominatore del genere fantastico-fantasy si identifica oggi lo stile letterario «young adult». Diventato il prototipo quasi oracolare di tutta la produzione del genere.

Uno stile espositivo che identifica quella cifra letteraria i cui contenuti sono destinati ad un pubblico di uomini più maturi del bambino ancora destinatario di elementi favolistici, ma tuttavia legati a quella fantasia adolescenziale che fa da cornice alle convinzioni dell'adulto.

La presenza di concetti quali la morte, l'afflizione, il patimento e il pericolo rappresentano un corollario della narrazione «young adult», come pure l'estemporaneità fantastica.

Quest'ultima è uno scenario metafisico principalmente basato sul surrealismo che acquista spessore e come tale diventa plausibile nel microcosmo della narrazione quale conseguenza della delineazione di margini entro i quali la gestione della storia diventa sostanzialmente il mondo fantastico.

Una sovrapposizione oltre la quale si sviluppa il carattere del protagonista. In quella che è un osmosi tale per cui la realtà fantastica (una specie di Matrix) esiste solo perchè c'è il protagonista.

Motivo per cui il rapporto empatico che si sviluppa con il lettore è fortissimo e crea un affezione enorme, quasi mitica, oserei aggiungere di tal passione da diventare simile a una religione contemporanea che si radica cioè nel profondo.

Nella letteratura «young adult" l'evoluzione del protagonista è quasi sempre legata ad alcuni fattori ciclici, fra cui: la scoperta che porta alla consapevolezza; la sfida quale confronto con le probabilità avverse e la rinascita attraverso il dolore (spesso determinato dalla perdita).

Si comprende quindi come dietro un tema apparentemente semplice ci sia una produzione tra le più difficili da concepire.

L'errore di moltissimi Autori è quello di basare su un idea sviluppata in verticale, una narrazione orizzontale suddivisa per tempistiche. Quel che si ottiene è solo un archetipo della storia incasellata in tanti sotto insiemi.

I risultati sono frequentemente davvero scadenti. E molti Autori dovrebbero vergognarsi con se stessi per aver pensato di poter produrre un opera di questo spessore per il pubblico senza essere sufficientemente preparati.

Ben inteso, sottolineo il termine «preparazione» perchè la letteratura «young adult» non ha a che vedere con le capacità o l'innata dote letteraria dal punto di vista artistico.

In effetti, con un percorso lungo e faticoso è possibile investire su Autori per farli diventare abili al genere «young adult». Purtroppo le case editrici non hanno ancora capito questo passaggio e rinunciano proprio a quello che stanno cercando, perchè non investono nella formazione.

Alcune agenzie letterarie si segnalano per aver iniziato questo percorso, in particolare attraverso corsi di formazione nella scrittura creativa per Autori. Prevalentemente in Inghilterra, ahimè in Italia c'è un arretratezza disarmante malgrado la presenza di alcuni «big player» dell'editoria.

Per quanto riguardo «Magisterium" le due autrici, già molto note al grande pubblico, sembrano voler confezionare un prodotto di media durata, incentrato sugli anni che il protagonista (dal nome molto cinematografico - fumettistico: Callum Hunt) trascorrerà nel «Magisterium». Scuola di magia eccheggiante di riferimenti ai vecchi insegnamenti del medioevo relativi alle arti mediche, alla scienza, ma sopratutto all'alchimia (forse non a caso c'è una citazione a Paracelso).

«Poi entrarono in una caverna che aveva cinque porte nella parete di fondo: non era difficile riconoscere che la prima era di ferro, la seconda di rame, la terza di bronzo, la quarta d'argento e l'ultima di fulgido oro. Tutte le porte riflettevano il fuoco nella mano del Magister e le fiamme danzavano spettrali sulle superfici levigate a specchio». Tratto da «Magisterium» di Holly Black e Cassandra Clare, ed. Mondadori.

Non mi meraviglierebbe se nel proseguo assistessimo alla malcelata presenza di elementi di sciamanesimo post moderno in quanto il ruolo della «natura» mi è sembrato uno degli argomenti che, col freno a mano tirato, sarebbero stati ripresi successivamente.

Purtroppo, nel complesso, ci sono davvero troppi punti di contatto con la saga della J.K. Rowling.

Anche se in aggiunta ci sono altresì numerosi elementi più tipici di altre produzioni come pure di diversi supporti, per esempio degli RPG (Role Playing Game) e di alcuni giochi di carte fantasy (come Magic: The Gathering).

La narrazione è ben sviluppata, ma ritengo sia inopportuno dettagliare più di tanto i contenuti in quanto penso che un pubblico nuovo a questo genere si debba leggere prima di tutto Harry Potter e per chi invece lo ha già fatto la lettura di questo romanzo potrebbe far storcere fin troppo spesso il naso.

Ben inteso, non c'è nulla di copiato in giro (nessun plagio) e del resto è stato correttamente osservato che oggi è difficile scrivere di questo genere senza ricalcare anche solo a mò di richiamo opere conosciute di altri Autori.

Ciò posto, sorvolando quindi sui contenuti della storia in sè affinchè siano i lettori a giudicare, il protagonista mi è piaciuto poco.

E' una via di mezzo tra un Peter Parker e un genio ribelle. La sua esistenza è condizionata dalla grave defezione fisica e questo si può comprendere assorba buona parte dei suoi ragionamenti, ma confinare tutto lo spettro conoscitivo del soggetto su questa focalizzazione è quantomeno eccessivo o meglio limitativo.

Il rapporto con la figura paterna poi è sostanzialmente incentrato sul suo essere succube di una verità che gli è stata raccontata e come tale per derivazione egli ha accettato.

Un ingenuità che gli adolescenti spesso non hanno. Si confonde la mancanza di esperienza con la scarsa intraprendenza. Il risultato è un protagonista avente poco spessore emotivo.

Dimostrato all'ennesima potenza nel finale quando, in 50 pagine circa gli succede un pò di tutto e lui dimostra di non avere alcun carattere nemmeno mediamente formato. Cambia continuamente idea, arriva ad accettare situazioni oggettivamente poco plausibili e francamente anche irrealistiche rispetto alla narrazione utili solo nell'ottica del telegrafato «gran finale».

Quali sono quindi le caratteristiche di Callum per le quali dovrebbe appassionare, coinvolgere e che lo porteranno a sintetizzare quell'eroe di cui la storia ha immensamente bisogno? Io non le ho rilevate.

Tutti gli altri giovani frequentanti il Magisterium sono la sintesi di qualità caratteriali.

In pratica personaggi di contorno cui affidare determinate situazioni molto intuibili. Il simpatico, l'introverso, il vendicativo, la spocchiosa ecc. ecc. A ciascuno in media le sue 15-20 pagine di protagonismo con il personaggio principale.

Abbiate pietà della mia fantasia se mi rifiuto di accettare che si possa contestualizzare una scuola di magia come se fosse una classe delle elementari.

Anche perchè alcuni comportamenti sono decisamente infantili. Troppo per i bambini moderni, sembrano più quelli degli anni 70. Oggi, sanno essere più aggressivi persino i bambini e anche molto più camaleontici, macchinosi e a tratti persino adulti.

Le Autrici però lo sanno, o perlomeno dimostrano di saperlo. Infatti, se per duecento e poco più pagine questi ragazzini sono caratterialmente debolucci (delle macchiette da circostanza) ecco che nel gran finale alcuni di loro scoprono le carte e diventano quindi degli adulti adolescenti assumendo posizioni rivelatrici di un gran senso di responsabilità.

«Non m'importa niente delle regole o delle apparenze. Non voglio essere la persona che fa le cose e basta. Voglio fare la cosa giusta. E non m'importa se dobbiamo mentire, imbrogliare, prendere scorciatoie o infrangere le regole per riuscirci». Tratto da «Magisterium» di Holly Black e Cassandra Clare, ed. Mondadori.

Questo è un errore espositivo su cui non si può soprassedere. Il lettore ha diritto a non essere ingannato.

Il tasso di spettacolarità è eccellente.

La magia nella storia letteraria è stata concepita in moltissimi modi. Qui trova meno spazio la c.d. ritualistica e maggiormente quella manifestazione del magico che mi piace pensare sia espansione.

«Call si voltò a guardare il punto in cui si trovavano i lupi prima che Aaron li spedisse nel vuoto, ma le sole tracce rimaste erano le impronte delle grosse zampe sulla neve. Le orme emanavano ancora una debole luce, come se ciascuna fosse stata fatta con il fuoco e ne trattenesse ancora un poco dentro». Tratto da «Magisterium» di Holly Black e Cassandra Clare, ed. Mondadori.

Se infatti volessimo creare un contesto dualista definisco come «contrazione» un ambito letterario dove la magia è un tutto e la cui percezione si sviluppa per deduzione e intuizione. La manifestazione magica è cioè l'ultimo stadio di una verità già acquisita e meno apparente.

Viceversa (com'è in questo caso) definisco «espansione» un ambito in cui la magia è già presente in termini naturalisti e ci porta a percepirla nella sua fisicità, quasi spudorata, esteriore con la quale si prende una dimestichezza a mò di convivenza. La manifestazione esteriore diventa più simile ad un superpotere stile Marvel o DC Comics.

Logica conseguenza di questa scelta sono quasi sempre la teatralità e l'inganno. La prima infatti diventa l'insieme di effetti speciali cui l'Autore demanda la spettacolarità della sua volontà narrativa attraverso gli aspetti visivi, mentre nella seconda si riassume la necessità di mettere un freno alle infinite possibilità che l'eccesso magico corre il rischio di creare.

Se infatti la magia diventa uno strumento troppo possibilista con il quale si può ottenere tutto o ridefinire il tutto, la narrazione perde di credibilità. Diventa cioè qualcosa di imprescindibile che può mutare da un momento all'altro, privando il lettore di quella solidità sulla quale basare il percorso conoscitivo (particolarmente utile poi se si vogliono proporre una saga strutturata in diversi libri).

«Magisterium» è romanzo fantasy che si iscrive a pieno titolo nel filone «young adult». Ben scritto, organizzato con metodo diligente tanto dal punto di vista espositivo quanto narrativo con ottimi e credibili dialoghi abilmente contestualizzati. Tuttavia corre il rischio di interessare (non so quanto appassionare) più i nuovi lettori piuttosto che coloro che già amano questo genere per i quali ci sono prima altre letture nelle quali immergersi.

Consigliato solo a chi legge tutto ciò che riguarda il fantasy o che ama moltissimo l'argomento scuola di maghi..

Marco Solferini
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