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Il
cardellino
Autore:
Donna Tartt.
Genere:
drammatico.
“se
sono i nostri segreti a definirci e non il volto che mostriamo al
mondo, allora il quadro era il segreto che mi elevava al di sopra
dell'esistenza e mi permetteva di conoscermi per quello che sono. Ed
è là, nei miei quaderni, in ogni pagina, anche se non c'è. Sogno e
magia, magia e delirio. La Teoria dei campi Unificati. Un segreto a
proposito di un segreto.” (Tratto
da “Il cardellino” di Donna Tart)
Theo
Decker è un uomo oggi. Rinchiuso in una stanza da qualche parta in
quel di Amsterdam. Ha un segreto che lo spinge a vivere preda di
dubbi su quello che accadrà, rimuginando su di un passato che non
può cambiare. Rinchiuso in quelle 4 mura può soltanto ricordare.
Il
tempo si sposta, raggiunge la sua adolescenza. Nella centralissima
New York. Il giorno in cui la sua vita cambiò per sempre.
All'epoca
viveva con la madre, un ex. modella la cui bellezza era tanto
impietosa quanto sconvolgente per gli uomini che la immortalavano con
lo sguardo come fosse una divinità novella. Suo padre era scomparso
da tempo, prima dentro una bottiglia poi definitivamente. Chissà
dove e con chi.
Quella
mattina Theo avrebbe dovuto affrontare il severo giudizio del
istituto scolastico non più disposto a tollerare la sua scarsa
disciplina. La madre che lo stava accompagnando ad un colloquio
carico di impaziente sofferenza per la più che probabile delusione
che le avrebbe dato accettò di buon grado una deviazione. Un pò
complice un taxi tutt'altro che confortevole, un pò per via di uno
scroscio di pioggia improvvisa entrambi finirono per ritrovarsi in un
museo.
Fra le
opere d'arte che sua madre tanto conosceva quanto amava Theo si
lasciò rapire da una coppia. Un vecchio con una bambina. Lei gli
apparve da subito diversa da tante altre sue coetanee. Lo attirava
con un magnetismo nuovo, irrituale, alimentando in lui un desiderio
diverso dal solito. Un istinto invincibile. Con un espediente riuscì
a separarsi dalla madre per trascorrere qualche attimo nella speranza
di conoscere quella giovanissima.
Ma il
mondo non aspetta ciò che desideriamo. Un esplosione devastante
spazzò via in un assordante boato tutto il suo presente. Un
attentato che sventrò il museo e lasciò dietro di sè macerie e
morti.
Theo
trascorse interminabili momenti in compagnia dell'anziano uomo che
accompagnava la ragazzina e prima di abbandonarlo all'inevitabile
destino accettò da questi un anello e prese con sè un oggetto che
poco prima aveva conosciuto per bocca della madre. Un quadro: il
cardellino.
Quello
fu l'inizio di una vita che sarebbe cambiata per sempre.
Il
futuro di Theo diventa quello di un adolescente solo che dovrà
conoscere la legge sull'affidamento temporaneo, la carità di chi
accetta di prendersi cura di lui, il ritorno di un padre sconosciuto
e inaffidabile, amici che vivono alla giornata in compagnia di sogni
di cartapesta e spesso droghe. Anime perse. Ma anche un ritorno alle
origini. A New York. La città che non dorme mai gli riserverà un
futuro nella stessa cerchia cui apparteneva quel vecchio e forse, con
quella ragazzina che come lui è sopravvissuta.
Poi
crescendo incontrerà sulla sua strada altre città, altri luoghi, la
scommessa della vita che si mescola con quella del gioco d'azzardo di
un giovane uomo che ha assimilato ciò che il passato gli ha dato e
vive una simbiosi ematica con la sua eredità vivente: il quadro.
Il
cardellino, che lo ha portato a quello che potrebbe essere l'epilogo
della sua anonima esistenza.
Tutto
scorre nella cultura classica di colei che scrive e ogni cosa
trasmuta perchè nulla si distrugge o si crea laddove si trasforma.
Filosofia e scienza trovano espressione tra le sapienti righe di
questa scrittrice.
La sua
scrittura creativa magnifica elementi visivi e l'immagine che ne
scaturisce si scioglie in un impressionismo empatico che fissa il
legame con il lettore attraverso i dettagli espositivi. Focalizzando
la struttura dell'ambiente circostante dapprima in modo statico e
successivamente dinamico. Forte è il senso di partecipazione.
Si
concede altresì il lusso di pretendere che il lettore sia istruito
quando opta per citazioni di altre opere ed io ho personalmente
gradito quella relativa a Saint-Exupery.
Il
forte manierismo culturale che l'Autrice padroneggia le permette di
indagare sugli elementi concettuali quasi come un indagine
storiografica del presente pur nella sua argillosità evolutiva e
contemporanea.
Il
sapiente utilizzo della retorica, osservata quale narratore in prima
persona, ma terzo rispetto al passato provoca un senso di
sdoppiamento fra il riassunto realista e lo svolgimento più
simbolico.
La
degustazione del romanzo propone al lettore una qualità di realismo
fortemente spendibile nel linguaggio contemporaneo.
Nel
contempo offre una garbata e certo stilisticamente classica
riflessione sociologica basata su elementi di antropologia culturale
spesso dettati dal microcosmo di relazioni personali del
protagonista.
Il
pensiero lungo, prolisso, pur nella sua identità sintetica
rappresenta la scelta del metodo colloquiale con il quale l'Autrice
si pone nei confronti degli eventi, omaggiandoli cioè di
quell'importanza che si può tipicizzare solo con parole appropriate.
Sono
rimasto ammirato dal suo coraggio espositivo. Anche in considerazione
del fatto che i dialoghi sono tutti impostati tramite un «transfer»
che propone al lettore il linguaggio della working class. C'è un
ambizione frutto della sicurezza nei propri mezzi che tocca l'animo
del lettore più esigente, ma nel contempo più criptico.
Concettualmente
vengono proposti una serie di elementi narrativi basati sul ruolo del
destino nella sua oracolare onniscenza. Sia esso un contrattempo,
frutto di una serie di casualità, oppure l'ambiguità del carattere
delle persone: i loro limiti, credenze, atteggiamenti. Oppure ancora
il ruolo della scelta, sempre in bilico fra l'obbligo ed il libero
arbitrio in quello che rappresenta un costante crocevia.
L'Autrice
è evidentemente affascinata da questo aspetto del cammino che
sintetizza la vita attraverso le stagioni della crescita. La
massimizzazione dei valori attraverso il loro annullamento costante.
La sua
insistenza sul modello rappresentativo di questa sensazione
permanente a volte è prolissa. Perchè fine a se stessa e come tale
ripetitiva, anche se a mò di rafforzativo.
Non ho
riscontrato limiti a questo romanzo e men che meno all'Autrice. Ne
sono rimasto affascinato e impressionato. Un opera di circa 900
pagine che vuole essere completa e rimanere, radicandosi nella
memoria del lettore non come un qualunque buon romanzo.
Il
sapore che si respira nelle note di carta è quello dei kolossal come
«C'era una volta in America» la cui possanza stilistica annida
nell'insieme evolutivo della storia stessa.
L'Autrice
ci presenta la persona come una candela che brucia del fervore di una
fiamma destinata a spegnersi da un momento all'altro dimenticando
l'amore di chi l'ha accesa. Tale concepimento narrativo emerge in
tutta la sua evidenza nel monologo finale che ella si concede e che
forse rappresenta il testamento, a mò di riassunto, dei contenuti
del romanzo (e che io ho citato in apertura della presente
recensione).
La
correlazione con la fisica e la citazione che la scrittrice propone
con la Teoria del Tutto a lungo cercata da Einstein in quella che è
una metafora della vita e dell'arte dal suo concepimento mi fanno
pensare che ella probabilmente troverebbe molto interessanti le
teorie della scienziata Lisa Randall.
«Il
cardellino» è l'ultimo romanzo di Donna Tart, una scrittrice che ha
vinto critica e pubblico grazie al suo stile narrativo affascinante,
coinvolgente, sapientemente istruito. Un opera letteraria di pregio,
delicata e penetrante che attribuisce al romanzo il ruolo artistico
di maestro di vita.
Marco
Solferini.
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