martedì 12 novembre 2013

Il bordo vertiginoso delle cose

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Il bordo vertiginoso delle cose

Autore: Gianrico Carofiglio.
Genere: Drammatico.



Enrico è prossimo alla soglia di 50 anni. Vive a Pescara. Un esistenza anonima, che si trascina giorno dopo giorno. Appesantita dall'ombra invadente dell'essere scrittore. Di successo. Ma la cui firma però è legata ad un unico romanzo.

Mentre nel suo microcosmo di relazioni tutti i pochi che lo frequentano attendono il suo nuovo scritto lui sente crescere dentro di sé un desiderio innominato. Un malessere che viaggia attraverso il tempo e parla con le riflessioni della memoria.

A scatenare il desiderio esplorativo di capire il proprio Io è un evento: la morte di un uomo durante un tentativo di rapina.

Quella notizia, appresa dalle pagine di un giornale, lo costringe ad un viaggio catartico nel passato. Un percorso iniziatico che comincia con il ritorno in quella Bari, oggi trasformatasi rispetto agli anni della sua adolescenza.

La città dove Enrico ha lasciato quel che rimane della Famiglia, in persona del fratello Angelo che nel frattempo si è costruito una vita. Ma è sopratutto il luogo dove ha in qualche modo dimenticato il passato legato alla centralità degli eventi che coincidono con il periodo conclusivo dell'adolescenza.

Erano gli anni 60 e il mondo sembrava voler cambiare per effetto dello scontro fra microversi contrapposti di idee. Opinioni che camminavano sulle gambe di quanti, volenti o nolenti, facevano parte di un tutto, la cui dissolvenza pare aver lasciato dietro di sé, nel presente, un vuoto.

E' forse questo l'amaro retaggio di quella generazione smarritasi, proprio come la capacità di scrivere di Enrico?

Il romanzo si snoda su due filoni narrativi. Uno attuale, legato al ritorno nella terra natale, l'altro fra i banchi di quella scuola dove Enrico conobbe Salvatore, un militante della sinistra eversiva legata agli di piombo e la giovanissima professoressa Celeste, supplente che spiegherà a loro, gli allievi, i contenuti della filosofia.

Enrico si innamorerà perdutamente di Celeste, poi la odierà e infine, 40 anni dopo, la ritroverà dopo aver esplorato quel che resta di se stesso ed essersi confrontato con il severo giudizio degli anni passati.



L'Autore, forse uno dei più celebrati della letteratura contemporanea e certo fra i più talentuosi, focalizza il concetto di ricerca. Indipendentemente da quel che si è destinati a trovare o scoprire. Il percorso iniziatico è basato sulla ricerca. Si rappresenta come un moto perpetuo. Un continuo confrontarsi con se stessi: apprendimento, discernimento e una prognosi che non ha nulla di matematico, ma che forse trova una spiegazione filosofica.

In ciò evidenzia un ambizioso parallelo tipico della spiegazione retorica. Dialettica certo, ma intuitivamente indirizzata a ricavare per aneddoti, episodi, alternative e una spiegazione che rifiuta il razionale, preferendo la consapevolezza che nasce dall'accettazione. Spesso conseguenza dell'intima osservazione.

La comprensione che porta alla rinascita scaturisce dall'impossibilità di opporsi all'immutabilità della natura di ciò che cambia in perpetuo.
Gli ossimori e le antinomie di Enrico si sciolgono passo dopo passo. Ed egli trova il coraggio di porsi quegli interrogativi evitati per lungo tempo.

Scritto in maniera, come sempre, ottima.

L'Autore ha decisamente una capacità introspettiva eccezionale nel definire i contenuti della narrazione e uno stile espositivo che gli consente di sintetizzare in maniera paratattica ma nel contempo altamente visiva gli stati d'animo.

Fuoriescono quindi frasi di una bellezza senza nome. Perchè verrà personalizzata dal lettore. Dal suo stato d'animo. Dal significato che intenderà attribuirgli.

Il lettore non potrà che rimanere estasiato da quest'arte sublime del narratore.

Mi è molto piaciuto il periodo attuale. Ambientato nella città contemporanea. Che l'adulto ritrova e che, a distanza d'anni, confronta con il ricordo dell'adolescente.

Tuttavia, ho trovato il passato fortemente influenzato dai luoghi comuni che certo lo stesso Autore ha cura di precisare pur se grossolanamente spesso raccontano la verità, ma l'eccessiva linearità unidirezionale che gli eventi prendono l'ho percepita come una scelta di stile meno coraggiosa dell'impostazione che il romanzo mi pareva essersi dato.

La professoressa Celeste viene idealizzata dall'adolescente, il cui amore è una platonica attrazione per un tutto che suona come magico, incantato, irrealistico. Quando ritorna con i piedi per terra e scopre l'umana femminilità di quella donna, tanto ammaliante fra i banchi di scuola quanto forse banale al di fuori di essi, sente crescere in sè un sentimento di repulsione.

Eppure alla fine vuole rivalutarlo, malgrado l'Autore esprima un giudizio, attraverso il personaggio di Salvatore Scarrone, su molti elementi di cultura e di storia contemporanea d'Italia e non ultimo sull'altezzosità utilitaristica e borghese proprio della donna amata, quella Professoressa così idealizzata.

Ho percepito la scelta di offrire al lettore due pesi e due misure quali chiavi di lettura e questo mi ha un pò spiazzato.

Lo stile espositivo è una focalizzazione zero accattivante, precisa che usa il conciso senso della dialettica espressione di dialoghi la cui coerenza annida nel carattere estemporaneo. Il narratore vivente attraverso i personaggi.

Gli elementi di cultura classica che teorizzano sull'uomo, contrapposti alla rudezza della società contemporanea vista dal non più bambino, adesso scopertosi adolescente, sono l'amore, il sesso, il rapporto con i famigliari. Ciascuno di essi gli trasmette la sensazione di essere in qualche modo fuori posto: la nota stonata, il brutto anatroccolo.

L'estraneo che diventa soldato di ventura in guerra con i mulini a vento di una società che sembra poter fare a meno di lui è un tema interessante. Lo avrei approfondito maggiormente.



Ho trovato adorabile la «mitica» citazione del Prof. Umberto Eco a proposito del celebre Autore Charles Shultz, il noto vignettista «papà» dei Peanuts. Il grande Eco scrisse la prefazione / introduzione ad una delle primissime collane che si riproponevano di stampare l'opera di Charlie Brown & C. Era il 1963. Certamente i contenuti cadono a proposito, relativamente ai patemi d'animo della crescita che sono stereotipi unidirezionali, incardinati nei personaggi, di manie, convinzioni, passioni, interessi che vengono poi somatizzati dall'adulto. Il quale spesso ci convive.

«Il bordo vertiginoso delle cose» è un romanzo intenso che propone al lettore un viaggio iniziatico alla scoperta del proprio Io. Un passionale elogio all'importanza dei ricordi e delle emozioni che ci appartengono fin dall'adolescenza per riscoprire e rivalutare l'adulto che siamo diventati. Un romanzo carico di contenuti che coinvolgeranno il lettore lasciandogli un bagaglio magico di riflessioni.

Marco Solferini
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marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com

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