domenica 26 maggio 2013

Inferno

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Inferno
Autore: Dan Brown.
Genere: avventura, drammatico, mistero.


Robert Langdon, il noto professore di simbologia di Harward, si risveglia in un ospedale di Firenze dolorante e con una ferita alla testa. Un proiettile di striscio. Un attentato alla sua vita che lo ha privato della memoria editica, cioè quella degli ultimi giorni.

Perchè era volato a Firenze e chi poteva volerlo uccidere?

Non c'è tempo per rispondere a questi interrogativi perchè nel corso della prima visita medica dopo essere tornato cosciente, mentre la giovane dott.ssa Sienna Brooks lo sta visitando un assassina professionista fa il suo ingresso decisa a finire quello che ha iniziato.

E' la prima rocambolesca fuga del professor Langdon, aiutato dalla Dott.ssa Brooks.

Ricostruire le tracce del suo recentissimo passato sembra l'unico modo per salvarsi la vita.

Ma è un compito più duro del previsto perchè a sorpresa, in una tasca segreta nella giacca del Professore, Sienna trova una biocapsula al cui interno si trovano un sigillo d'osso le cui incisioni richiamano il termine “Saligia” riferito ai sette peccati capitali ed un puntatore laser che rivela una rappresentazione de “La mappa dell'inferno”: dipinto del Botticelli realizzato in omaggio all'opera di Dante Alighieri.

Qual è il nesso fra l'Inferno del celebre scrittore fiorentino ed i 7 peccati capitali? Un enigma la cui soluzione sembra essere nascosta nel criptico messaggio “Catrovacer” e in alcune diverse interpretazioni del quadro di Botticelli che non sfuggono all'attenta analisi di Langdon.

Ma è quando decide di rivolgersi alle Autorità che il professore scoprirà suo malgrado di essere al centro di una cospirazione ai più alti livelli. La caccia all'uomo è già cominciata.

Insieme a Sienna Brooks il cui passato è un ombra a tratti minacciosa, Langdon tornerà sui suoi passi per riscoprire ciò che ha dimenticato.

Sarà una corsa contro il tempo per risolvere una serie di enigmi basati sulla vita e le opere di Dante, mentre una potente organizzazione segreta sotto il nome di “Consortium” agli ordini di un misterioso “Rettore” gli da la caccia avvalendosi di tecnologie all'avanguardia e della collaborazione delle forze dell'ordine locali.

Tuttavia, il “Consortium” non è il solo ad essere sulle tracce del Professore. Anche i vertici dell'Organizzazione Mondiale della Sanità si muovono determinati a recuperare quanto in suo possesso.

Sullo sfondo, c'è il criptico messaggio destinato ad essere divulgato di lì a pochissimo da parte di un genio dell'ingegneria genetica e membro della società segreta nota come transumanesimo.

Un messaggio di morte che si rifà alla celebre peste nera, l'epidemia che sterminò un terzo della popolazione.

Perchè all'insaputa di tutti un virus letale sta per essere rilasciato, un virus dal nome “Inferno”.

Da Firenze a Venezia per finire alla cattedrale di Santa Sofia.

Un mix di storia e avventura. Un susseguirsi di colpi di scena, cambi di fronte ed enigmi.

Dan Brown sceglie di ambientare metà del romanzo nella capitale Toscana che il Professor Langdon percorre in lungo e in largo: per fuggire ai suoi assalitori, alle forze di polizia o per risolvere i misteri legati alla vita di Dante.

Il lettore incontrerà alcuni dei luoghi più noti della città fiorentina, come Palazzo dei Pazzi, il Giardino dei Boboli, Palazzo Vecchio e attraverserà il secolo dell'Allighieri attraverso alcune delle opere più celebri a lui ispirate come il Salone del 500, la “Battaglia di Marciano” del Vasari, la “Mappa dell'Inferno” del Botticelli e persino la maschera mortuaria dello stesso Dante, finanche alla celebre “Porta del Paradiso”.

Accompagnati dai versi della stessa Divina Commedia gli indizi daranno forma ad un complicato scenario internazionale, dove nulla è quello che sembra. Una trama indubbiamente complessa la cui criptica natura è alla base di una serie di capovolgimenti di fronte, fra inseguimenti, sospetti, azione, team di uomini in nero e assassini spietati.

La seconda ideale parte del libro invece, parte da Venezia in uno scenario meglio definito, dove è chiaro chi siano i protagonisti dell'azione anche se parzialmente oscure rimangono le motivazioni, fino al crescendo finale quando a Santa Sofia ogni mistero sarà rivelato e il destino dell'umanità non sarà mai più lo stesso.


Dan Brown non tradisce i suoi lettori.

Il romanzo parte subito forte. Pochissime sono le pause fra un capitolo e l'altro (in totale poco più di cento). L'azione è organizzata a tutto campo, molto visiva e certamente altrettanto cinematografica.

Il mix avventura – enigmi che ha già premiato il suo personaggio con “Angeli e Demoni”, il “Codice Da Vinci” (ricordiamo che nei romanzi queste opere vengono secondo un ordine inverso rispetto a quello proposto dal grande schermo), il “Simbolo perduto”, lo ritroviamo intatto in questa nuova opera.

Romanziere per eccellenza, destinato al grande pubblico, Brown non ha esigenze di essere completo ed esaustivo come tale non mancano alcune incongruenze logiche nello svolgimento della trama, che tuttavia data l'alta funzionalità a scorrimento accelerato sono da ricondursi alle c.d. licenze letterarie.

Il lettore riceve un infarinatura generale fra alta tecnologia (gran parte della quale di natura sperimentale) e storia, senza eccessive pretese di approfondimenti che obiettivamente sarebbero fuori luogo e finirebbero per viziare il significato dell'avventura oltre che il modus operandi del protagonista.

Facile critica quella di aver rappresentato i luoghi del contesto storico in maniera eccessivamente turistica, ma in verità è proprio quello che non è accaduto.

La generosità con la quale sono state descritte le ambientazioni sono un tributo alla bellezza artistica e al fascino storico della città di Firenze, Venezia e per finire a quella che è stata giustamente definita l'ottava meraviglia del Mondo: Santa Sofia. Il luogo del gran finale.

Ritmo travolgente, azione a tutto campo, una scarica di adrenalina che coinvolge il lettore dalla prima all'ultima pagina per risolvere quello che sembra a tutti gli effetti un enigma nel mistero. All'ombra di un piano diabolico, per scongiurare quella che diventa sempre più una minaccia globale.

Lo stile di Dan Brown è come sempre stupefacente nel sapersi reinventare con una credibilità che ha dell'incredibile.

Fin qui le note positive.

Tuttavia, non mancano alcuni picchi al ribasso.

I cattivi di turno in questo caso sembrano essere in due che, loro malgrado, pur se per ragioni diverse, si trovano a collaborare.

Abbandonato il controverso capitolo sull'Opus Dei e dopo aver centralizzato l'azione nel mondo della Massoneria, stavolta l'Autore opta per una criptica organizzazione non segreta, ma altamente riservata dal nome “Consortium”. La cui base operativa nel Mediterraneo è ubicata a bordo di uno yacht ultratecnologico.

Il comandate in campo è un uomo soprannominato “Rettore”.

Orbene, le analogie di questo “Consortium” che l'Autore dichiara esistere veramente, ma che per questioni di privacy ha preferito denominare in maniera diversa, sono decisamente molte con la celebre “Spectre” di Ian Fleming.

Anche il cattivo di turno, lo scienziato (pazzo?) super intelligente, genio dell'ingegneria genetica, sembra molto fuoriuscito da uno degli avversari di 007.

Il riferimento al movimento del transumanesimo che vedrebbe l'uomo epicentro dell'azione sul proprio futuro legittimato a preservare la sua esistenza utilizzando tutti i mezzi che la tecnologia mette a disposizione, è assolutamente funzionale alla narrazione.

Ma come tale, anche debolissimo.

L'Autore, non nuovo a scelte di questo genere essendo già passato attraverso la “scienza” della filosofia Noetica, per avvalorarlo ci propone una serie di ragionamenti citando l'onnipresente teoria Darwiniana sull'evoluzione, la matematica della sovrappopolazione di Malthus e persino la progressione geometrica, ma in definitiva il tentativo di allargare il tutto dalle convinzioni estremiste di un singolo personaggio ad una vera e propria setta ideologica è decisamente debole e poco credibile.

La presunta lotta occulta con l'Organizzazione Mondiale della Sanità ed il suo stesso lato oscuro sono poi accenni da grande cospirazione, roba insomma da “New World Order” e simili.

Brown spesso cerca di attribuire un tono ed uno spessore all'opera evidentemente di fantasia approfondendo un po' i contenuti delle sue “creature” addentrandosi nel funzionamento di queste organizzazioni e citandone altre.

Per quanto riguarda il “Consortium”, apprendiamo che ha degli omologhi che l'Autore individua in fratelli minori come “Alibi company” e “Alibi network”. Sarà la felicità di tutti coloro che lavorano o sognano di lavorare nell'ultimo stadio dell'evoluzione del fortunato business delle società di investigazioni: quelle cioè che creano, allestiscono, modulano, veri e propri scenari.

Il “Consortium” però va oltre, ha i mezzi e le tecnologie non per simulare una inesistente conferenza medica allo scopo di coprire la scappatella di turno, bensì addirittura questioni internazionali e si scopre nel romanzo che tale sarebbe il CFR, cioè il discusso “Council on Foreign Relations”. Ben inteso esistente e facilmente rintracciabile da chiunque, ma sulle cui attività pendono numerosi scritti accusatori non dissimili, per molti versi, da quelli proposti nei riguardi di organizzazioni come Bilderberg Group o Trilaterale.

L'analogia creata dall'Autore con il CFR è però interessante perchè un altro scrittore ha proposto al grande pubblico ben due romanzi ambientati all'interno di un organizzazione molto simile al “Consortium” e denominata “Consorzio per la falsificazione della realtà”. L'Autore è il franco – americano Antoine Bello.

Una parte della stampa cattolica Italiana ha criticato questo romanzo citando la presenza di presunte accuse a responsabilità della Chiesa in merito alla sovrappopolazione mondiale, ma in tutta onestà su poco più di seicento pagine parliamo di un solo dialogo che dura mezza pagina e dove viene riprodotta la ormai nota e molto dibattuta questione del controllo delle nascite in Africa, con annessi mezzi di prevenzione. L'Autore non aggiunge niente al dibattito che non sia già assolutamente noto. Pertanto penso che non si possa ne si debba muovergli una critica che peraltro non avrebbe senso giacché il significato attribuito a tali valutazioni non ha nulla a che vedere con l'Istituzione cattolica.

Semmai, c'è una volontà di fondo di costruire nel corso dello svolgimento della trama, un paradigma pensante.

Tale però risulta determinato sulla base di valutazioni approssimative, eccessivamente concentrate sul presente per non vedere gli effetti catastrofici sul futuro.

Dan Brown propone cioè una rappresentazione della storia contemporanea, sui temi trattati, simile a quella che può essere la visione del giocatore di scacchi, il quale muove sì la pedina, ma con gli occhi della mente già proiettati a una dozzina di mosse avanti.

Ciò posto, non tutti i lettori potrebbero mostrarsi recettivi in termini di plausibilità e realismo, conseguentemente potrebbero vivere lo svolgimento della narrazione in modo eccessivamente astratto.

In questo contesto si inserisce anche l'intelligentissima dottoressa Brooks che forte di un QI da 208 vive un trauma caratteriale determinato dall'incompiutezza del proprio Io. Una sorta di fragilità emotiva che l'ha spinta ad emarginarsi da una società dove tutto ciò che è diverso viene isolato, quasi dimenticato.

Questo personaggio funziona a tratti. La sua alternanza comportamentale lo rende sempre più apatico al lettore. Fino a ricondurlo ad un oggetto del mistero. Nettamente schiacciata poi da un Robert Langdon che è un pratico, realista e possibilista. Un ostinato saggio della modernità che ama gli indizi e preferisce l'anamnesi logico scientifica al disfattismo cosmico tipico dei vicoli ciechi.

Il professor Langdon centralizza a tal punto il concetto di ricerca che le sue labirintiche espressioni paiono essere “LA” realtà per eccellenza, senza alcun elemento rivelatorio. Un personaggio del genere in letteratura è quasi sempre nato per avere “spalle” deboli. In ogni caso coprotagonisti difficili da gestire.

Fermo restando come trattasi di elementi che nel complesso della narrazione hanno un peso limitato e non sono in grado di viziare lo stile espositivo, il costrutto logico – creativo di un Autore che è abilissimo a focalizzare la scena.

Soffermiamoci adesso un attimo sul movimento del transumanesimo per capire cosa c'è di vero e cosa no. Anzitutto circa la sua reale esistenza non si pongono problemi. Il termine (non la dottrina vera e propria) fu coniato dal biologo evoluzionista Julian Huxley che più in generale ebbe a definire la condizione transumana come “l’uomo che rimane uomo, ma trascende se stesso, realizzando nuove possibilità da e per la sua natura umana”.

In Italia esiste ed è facilmente rintracciabile un Associazione nazionale di transumanisti. Di più. In base a quanto dichiarato dalla medesima un loro membro del consiglio direttivo è stato proclamato alla Camera dei Deputati. Trattasi dell'ex. On. Giuseppe Vatinno. Una carriera politica assai breve in verità. Non eletto, bensì nominato in sostituzione dell'On. Leoluca Orlando (Sindaco di Palermo) in quel di Luglio 2012 (Alleanza per l'Italia – Misto – Italia dei Valori), lascia a Gennaio 2013. Diventato famoso per un interrogazione avente ad oggetto gli UFO. O più nello specifico l'eventuale coinvolgimento Italiano nelle attività legate alla celebre Area 51 statunitense. Episodio finito sulla rivista “Le scienze”, che ha originato non poco dibattito.

Secondo il filosofo Max More il transumanesimo avrebbe subito un evoluzione dall'idea base, e così nel 1990 lo definisce come “una classe di filosofie che cercano di guidarci verso una condizione post umana”. L'idea di un movimento che sia una sorta di “fondo di fondi” per le numerose correnti di pensiero che basano l'ideale sulla concezione scientifica dell'immortalità tecnologica, ha attirato una rinnovata attenzione sul movimento. Visto un po' come una sorta di Teosofia tecnologica di Madame Blavatsky, i cui contenuti però puntavano decisamente ad un interpretazione gnostica.

Sulla scorta della quale lo stesso More volle riqualificare il “mito” di Lucifero, creandone un vero e proprio culto del bene, dell'illuminazione. Dove la figura di Dio è simbolicamente ricondotta all'oppressione ideologica e Lucifero sarebbe il portatore di luce o meglio un rivoluzionario del libero pensiero.

Tale concezione è palesemente riconducibile, date le numerose analogie, al già noto mito di Prometeo e alla sua antitesi con Zeus. Che ha avuto svolgimento in moltissime filosofie, dottrine e culture, nell'arco di parecchie centinaia di anni.

Inoltre, nel caso di More fu fortemente e dichiaratamente ispirato dalle parole di Albert Pike, massone statunitense del 33 grado il quale definì Lucifero come “l’incarnazione della ragione, dell’intelligenza, del pensiero critico. Egli si erge dinnanzi al dogma di Dio e tutti gli altri dogmi. Egli si sostiene l’esplorazione di nuove idee e di nuove prospettive nella ricerca della verità."

L'associazione mondiale del transumanesimo è stata fondata nel 1998. Aderiscono ad essa numerosi scienziati, genetisti e biologi. Ha tenuto numerose conferenze, in alcune prestigiose università fra cui più Yale. L'interesse per lo sviluppo delle tecnologie attualmente si concentra sulla robotica e la nanotecnologia.

A questo punto, per tornare ai contenuti di “Inferno” di Dan Brown mi è d'obbligo una curiosità che forse non tutti i lettori hanno percepito.

Ci sono sempre numerose citazioni nei romanzi di Brown, in questo caso ne ho rilevate non poche alla fortunata serie “Terminator”.

Chissà.. forse l'Autore ha voluto mandare un messaggio, una sorta di monito alla società transumanista su ciò che la tecnologia può comportare in un prossimo futuro? E' una mia sensazione o Sienna Brooks è parecchio simile a Linda Hamilton all'epoca in cui era la celebre Sarah Connor? E la scena preconclusiva all'aeroporto mi ha ricordato molto quella di “T2: Il giorno del giudizio” con dialogo: “A cosa stai pensando?” chiese una voce profonda dietro di lei – Sienna non si voltò. “Sta arrivando un temporale”. - “Lo so” disse piano Robert Langdon.


“Inferno” è l'ultimo avvincente e appassionante romanzo di Dan Brown. Un mix di azione e mistero che ha come protagonista il celebre professor Robert Langdon. Una convincente caccia all'uomo ambientata tra una Firenze più bella che mai, Venezia e la moschea di Santa Sofia.

Una straordinaria avventura sulle tracce di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi: Dante Allighieri. Fra gli enigmi della sua vita, e alla (ri)scoperta dei segreti della sua opera: “La divina commedia”. Per salvare il destino dell'umanità e scongiurare una catastrofe globale.

Un emozione da non mancare.

Marco Solferini
per contatti, commenti, suggerire un argomento: marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com


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sabato 18 maggio 2013

L'ipotesi del male

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L'ipotesi del male

Autore: Donato Carrisi
Genere: thriller

 

Dopo lo straordinario successo de «Il suggeritore», Donato Carrisi ci propone un nuovo thriller che ne riprende il protagonista femminile e ci trascina nuovamente in un vortice di emozioni a tinte forti sullo sfondo di un incredibile piano omicidiario. Un assassino senza volto e senza nome ha lanciato il suo guanto di sfida alla città e forse alla stessa società che ne è l'immagine riflessa: un killer che sembra in grado di riportare indietro le persone scomparse. Allo scopo di commettere efferati delitti.

Mila Vasquez si è lasciata alle spalle i drammatici eventi narrati ne «Il suggeritore» e oggi continua a lavorare nel «Limbo»: l'ufficio persone scomparse nella sede del dipartimento di polizia federale.

Il suo intuito, la sua tenacia, l'incredibile capacità di mettere in relazione indizi, aneddoti comportamentali e riassumere il tutto in unica metodica rivisitazione degli eventi le consentono di essere l'arma più efficace per andare a cercare gli scomparsi.

Il suo ufficio è fatto di luoghi per certi versi simili a quelli che lei chiama «i predestinati» cioè le persone così invisibili da essere vittime perfette del grande nulla. Della sparizione. I quel luogo fuori dal tempo Mila cerca risposte nella sala dei passi perduti e osserva gli sguardi degli scomparsi nel muro del silenzio. Dove le loro foto sembrano un testamento vivente.

Ma la sua routine è interrotta da Klaus Boris, diventato ispettore e mandato direttamente dal Giudice che coordina le indagini per ottenere il supporto di Mila.

Un omicidio si è consumato.

Un killer feroce ha sterminato con metodo e precisione un intera famiglia lasciando per ultimo solo il figlio più piccolo affinchè avvertisse le forze dell'ordine di quanto accaduto, mentre l'assassino stesso sedeva al suo fianco.

Le indagini prendono subito una piega inspiegabile perchè l'omicida si rivela essere Roger Valin un uomo scomparso 17 anni prima. Un uomo semplice, la cui monotona ed oppressiva vita lo aveva spinto a diventare uno dei tanti di cui si erano perse le tracce.

Valin è tornato, ha commesso un omicidio degno del miglior “mass murderer”, cioè un assassino che stermina un numero imprecisato di persone in un singolo episodio omicidiario, poi è scomparso, ma non prima di avere lasciato un indizio che ben presto condurrà Mila e il team di agenti costituito per le indagini a scoprire un altro cadavere.

Un altra vittima e un altro assassino che viene dal passato.

E' l'inizio di un escalation.

Uomini e donne scomparsi, persone comuni, che ritornano dopo anni e commettono un omicidio. Ciascuno lascia un indizio sulla scena del crimine che riconduce ad un altro delitto. Un perverso filo d'Arianna che sembra l'elaborazione diabolica di una mente criptica quanto preparata.

Le indagini portano Mila a contatto con il detective Simon Berish che molti anni prima indagò su un caso irrisolto. Oggetto dell'indagine era un uomo che nessuno aveva mai visto, ma che veniva soprannominato Kairus: il mago, l'incantatore di anime, il signore della buonanotte.

Che cosa è successo nel passato di tante persone da spingerle a scomparire e perchè a distanza di anni ritornano per commettere un delitto?

Qual'è il segreto della stanza 317 dell'Ambrus Hotel dove le persone sembrano terminare la propria esistenza per incontrarne una nuova?

Chi è il misterioso Kairus, come può una singola mente aver organizzato una simile grandiosa opera omicidiaria, e a quale scopo?

Rispondere a questi interrogativi, per Mila significa riaprire ferite profonde che le riportano alla mente i fatti de «Il suggeritore», ma la lotta contro il tempo incombe, perchè qualunque sia il piano di Kairus il suo esercito dormiente cammina fra noi.

E sullo sfondo prende campo una teoria che si chiama «l'ipotesi del male»..


 

Donato Carrisi è stato, con « Il suggeritore» una delle scoperte letterarie più importanti degli ultimi anni.

Il suo stile si distingue perchè riesce a fondere un gran ritmo narrativo con qualità descrittive fortemente indirizzate, tipizzate e realistiche.

Il suoi contenuti, al di là di una storia avvincente, sono funzionali ad un coinvolgimento emotivo del lettore che si sente letteralmente trascinato in un vortice di sensazioni avvincenti: un crescendo rossiniano ricco di colpi di scena. E' una lettura anzitutto appassionante, ma anche terribilmente inquietante.

Orbene, in un thriller l'inquietudine è data quasi sempre scontata. Ma la sua funzione, all'interno della narrazione varia a seconda dell'Autore e raramente può definirsi la stessa. Per esempio: il genere letterario incide sul tasso di inquietudine qualitativamente esposto al lettore. Nel noir non potrà essere il medesimo che in un thriller moderno. E i distinguo sono molteplici.

Ciò posto, il pathos descrittivo e la caratterizzazione soggettiva dei protagonisti ci consentono di identificare l'avvincente stile di Carrisi come di natura sferica. In alternativa, non pochi autori propendono per una struttura narrativa che si può rappresentare di rettangoli e quadrati. Nei primi (rettangoli) assistiamo al mantenimento del climax indirizzato su di una certa componente narrativa, nei secondi (quadrati) invece c'è una focalizzazione oggettiva che quasi sempre coincide con un evento importante nello svolgimento della storia.

Una struttura a sfera è la massima espressione di pregio per l'inquietudine in un thriller, perchè significa che al mantenimento dello status quo narrativo si accompagna una visione a 365° dell'esposizione che sussume in sé, cioè somatizza il climax stesso. In buona sostanza: tensione allo stato puro per tutto il romanzo.

Sono pochissimi gli Autori a me noti che riescono a realizzare un simile paradigma e a tradurlo di fatto nella stesura di un romanzo. Carrisi è uno di questi.

Potrei spendere parole come «sensazionale», «straordinario» o «stupefacente» per qualificare le capacità dell'Autore, ma correrei il rischio di voler solo sponsorizzare in termini pubblicitari l'opera.

Quel che invece vorrei trasmettere al lettore è che questo romanziere è un esperienza unica nel suo genere. Il tasso di adrenalina che vi somministrerà la lettura di questo romanzo è talmente intenso da potersi paragonare solo ad una scarica elettrostatica.

Il personaggio femminile Mila è quel che resta della storia narrata ne «Il suggeritore»; la sua metodologia d'indagine, basata sul metodo deduttivo e sulla caparbietà della sua capacità intuitiva è magistralmente organizzato nel rispetto dell'indole caratteriale della donna che vive un conflitto interiore: una passione con la quale è destinata a convivere.

Ma è anche un monito per migliorarsi. La crescita della protagonista coincide sempre con il suo desiderio di spingersi oltre i limiti. Nel mettersi alla prova. Mila è un personaggio davvero straordinario per come presenta la sua voglia di sopravvivere a se stessa.

Poi c'è il male, inteso come la devianza. Una sorta di malvagità di fondo che tuttavia per quanto imperiosa nel suo essere letale, potente, possente, pare anche drammaticamente «umana». L'Autore è abilissimo nel coniugare l'improbabile con il possibile. Ci propone scene del crimine apparentemente inspiegabili ad una prima anamnesi razionale. Poi però sciorina ampie e gradevolissime spiegazioni sui contenuti delle indagini dal punto di vista non solo scientifico, ma anche psicoanalitico. Ci muoviamo sulla scacchiera che definisce la scena facendo propria la logica del celebre Sherlock Holmes quando confuta l'impossibile andando per esclusione di ciò che è più improbabile. Lasciando cioè quel che resta: la verità. Quale essa sia.

Impariamo che cosa distingue un “mass murderer” da un “serial killer”. Quali siano le fasi e le specifiche tipologie di pericolosità del primo e il lettore esce imparato da questo confronto in prima persona. Sempre ben organizzato sulla base di dialoghi e descrizioni accurate.

Siamo in presenza di una precisa disamina circa il potere persuasivo del male: la sua camaleontica capacità di insinuarsi nelle pieghe della società contemporanea e nei frammenti della personalità di ciascuno. La sua natura è inscindibilmente legata all'animo umano e alle fasi della fragilità cui tutti noi siamo esposti nel nostro microcosmo giornaliero. L'accettazione della sua presenza è come una rinascita che (ri)mette al centro il percorso di crescita interiore valevole per ognuno di noi. L'uomo iniquo in questo caso si riscatta nel sapersi accettare come antieroe. In questo senso la figura dei colpevoli, degli assassini e del «burattinaio» che si nasconde dietro di loro è intensamente e amabilmente descritta anzitutto come una presenza. C'è una forte esaltazione del celebre dualismo Shakespeariano in Amleto, se cioè è più coraggioso chi si arma e affronta gli eventi o viceversa colui che li sopporta. In questo caso la centralità appartiene a quest'ultimi. Le vittime che diventano carnefici.

La dialettica utilizzata nei dialoghi, per quanto inevitabilmente destinata a ricalcare quella di situazioni analoghe, non è mai banale. Niente frasi fatte. L'Autore ci propone un mix di evidenza esposto però sempre con un occhio consapevole alle caratteristiche dei personaggi. E' come essere in prima persona, ma con numerose telecamere in movimento che alimentano l'azione, ne scandiscono le accelerazioni e i momenti di introspezione. I dialoghi sono del tutto funzionali a rafforzare questa sensazione di coinvolgimento.

Lo schema esplicativo dei fatti è il medesimo per ogni capitolo (suddiviso poi in numerosi sottoparagrafi) e parte dal presente per poi tornare al passato, offrendo la chiave interpretativa degli eventi attuali.



La maturità e la sobrietà creativa di questo Autore incontrano le sue doti narrative, espositive e il risultato è un opera immancabile.

«L'ipotesi del male» è romanzo completo. Un thriller perfetto. Irrinunciabile per qualunque appassionato del genere.

Imperdibile e vivamente consigliato a tutti i lettori.

Marco Solferini
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