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D'estate
i gatti si annoiano
Autore:
Philippe Georget.
Genere:
giallo, drammatico.
E'
estate al commissariato di Perpignan nel sud della Francia e gli
ispettori Seban e Molina trascorrono giornate quiete, immersi nella
routine di una regione, il Roussillon che rivela tutta la sua
immacolata bellezza.
Sebag
si barcamena tra la vita famigliare, con un figlio che cresce fin
troppo in fretta, e una antipatia al concetto di far carriera
malgrado le generose offerte del Commissario Castello, ammirato tanto
dal suo intelletto quanto dalle sue capacità intuitive.
Una
vita apparentemente tranquilla.
Finché
in commissariato non si presenta la moglie di un taxista da poco
scomparso.
E'
l'inizio di una sfida che il “gatto” lancia ai suoi “topi”,
basata sul rapimento di una giovane studentessa olandese di 19 anni
appena, Ingrid Raven.
Un
atto di terrorismo? L'opera di un serial killer?
Quale
mentalità deviata si diverte a giocare con le forze dell'ordine,
seminando falsi indizi e dando il via ad una sorta di caccia all'uomo
invisibile e per quale ragione?
Interrogativi
cui l'intuito di Sebag dovrà dare risposta, per arrivare in tempo e
scongiurare il drammatico epilogo per la giovane rapita.
Romanzo
presentato come un noir, in realtà non è tale.
Lo
stile narrativo è circostanziale laddove focalizza l'azione dal
soggetto all'ambiente avvalendosi spesso di una carica descrittiva
poetica, a tratti fotografica.
La
trama pertanto decolla lentamente, cercando di coinvolgere il lettore
nel circostanziato ambito degli elementi locali, affinché il
paesaggistico svolgimento diventi altresì parte di un “transfer”
generando partecipazione e coinvolgimento nel lettore. Fattispecie
quest'ultima abbastanza tipica del romanzo francese contemporaneo.
L'alternanza
di capitoli brevi e lunghi a volte comporta un eccesso di saggistica
da manuale; specialmente nella gestione dei dialoghi si sarebbero
potute evitare alcune dispersioni.
Il
romanzo è permeato da un avversione per il “nuovo” cui è
preferito il “retrò” (davvero bella ed apprezzata la menzione
sul valore della collezione di TinTin).
Uno
stile pulito, sobrio, certamente premiante che tuttavia non è del
tutto sufficiente ad annullare il fatto che la trama, in sé
considerata, non è così originale come in apparenza potrebbe
sembrare.
Inoltre,
la dimensione locale che trasmettono le ambientazioni potrebbe non
essere gradita dai lettori Italiani che apprezzano elementi
descrittivi più minimalisti o addirittura molecolari nella spendita
delle sofisticazioni ambientali.
Lo
spunto della città di frontiera è molto saggio e rende più
intrigante la narrazione nella modalità “thriller” verso le
quali però l'Autore sembra nutrire un amore – odio, in quanto la
rifugge, poi la cerca, a volte la crea.
A
tal proposito, merita un osservazione l'ormai rituale coinvolgimento
del genere “noir” che per gli editori sembra essersi
incredibilmente allargato. La sensazione è quella che ogni qual
volta non si ricada nella tematica “thriller” o giallo –
drammatico, ci si ripari nell'alveo omnicomprensivo ed indefinito
della fattispecie universale del “noir”.
Questo
è inaccettabile: non si dovrebbe confondere lo stile, in questo caso
più “di scrittura”, con un genere vero e proprio.
Il
romanzo in questione ha qualche tonalità “noir”, peraltro
elaborata in chiave drammatico – esistenziale – sentimentale, ma
non è un “noir”.
“D'estate
i gatti si annoiano” è un giallo con un alta carica
descrittiva paesaggistica, ambientato nel sud della Francia più
prossimo alla Spagna. E' un romanzo ben strutturato ed organizzato in
maniera ordinata, le cui indagini introspettive sui protagonisti
denotano tuttavia dei limiti concettuali ed il comportamento dei
personaggi è sociologicamente incasellato quasi da manuale, come
tale risulta non esente da un difetto sociologico, quantomeno
nell'irritualità.
I
lettori più esigenti, che abbiano cioè alle spalle numerose letture
similari, potrebbero rimanere assai poco appassionati.
Marco Solferini
marcosolferini.pubblicazioni@gmail.com
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