domenica 1 gennaio 2012

Ogni giorno, ogni ora


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Ogni giorno, ogni ora


Autore: Natasa Dragnic
Genere: Romantico, sentimentale.



Un amore improvviso, nato come un tuffo al cuore fra due ragazzini, in quel tempo dedicato all'infanzia.. nei lontani anni 60.


Un amore scaturito da uno sguardo, improvviso come un lampo, penetrante come la freccia di Cupido. Segna un momento, che durerà in eterno.


Dora e Luka, da quell'attimo rubato all'infinito della vita, si ameranno per sempre, ma sarà un rapporto travagliato, coltivato all'ombra della crescita fino ai giorni nostri.


Il loro lasciarsi e ritrovarsi, non più bambini, ma con l'animo ancora invaso da quel sentimento così assorbente che sembra fermare il tempo, quasi come fosse una fotografia destinata a ripetersi all'infinito, li proietterà in un nuovo presente.


Cresciuti come bambini innamorati, nella splendida cornice di Makarska, città costiera croata dove le scogliere bianche conoscevano l'umore salmastre del mare e le nuvole regalavano variopinte storie all'immaginazione, saranno giovani amanti in una Parigi che tutto trasforma, in un eterno abbraccio di passione.


L'Autrice, propone un connubio visivo basato su quel concetto d'amore puro e immediato, tipicamente adolescente, che coinvolge, travolge, ferisce e nel contempo sembra un oppio destinato a trasformare la vita stessa, ricostruendola tutta nelle parole, gesti e pensieri degli innamorati.


Loro e loro soltanto, vivono una dimensione propria anche nei gesti più comuni, da una passeggiata ad un risveglio, da una cena ad un pomeriggio insieme.


Questo è il concetto storico, fatto di luoghi e situazioni che appartengono all'amore, perchè soltanto esso ne offre la chiave di lettura agli amanti, nel loro universo personale, al di fuori del quale però la maturità della vita cresce, insieme con gli anni.


La separazione degli innamorati come il loro ritrovarsi, sono eventi che spaccano il destino, come se una linea trasversale potesse interrompere il cammino del futuro, cambiare tutto, distruggere qualunque regola del fato.


La realtà appartiene a quell'amore: atavico, inviolabile, onnisciente, che reclama il suo ruolo, pretende la vita di entrambi, legati indissolubilmente, come l'ultimo respiro prima di un bacio.


Da questa contrapposizione, nasce un esigenza di vita, dove le regole dell'azione sembrano stereotipi di una volontà che annida nella coscienza collettiva, opprimente, cui gli innamorati non vogliono cedere, ma dal cui schiavismo non riescono ad estraniarsi.


L'ultima verità dopo la notte insonne, appartiene alle lacrime che sfiorano il viso, segnandone profondamente l'animo come uno sfregio nel cuore; gocce color cremisi di una virtù smarrita, fra il volere ed il dovere.


L'amore di Dora e Luka è un vincolo onnipresente, dal sapore nitido della predestinazione, dove le domande si risolvono nelle risposte, che sono a loro volta rituali di un perpetuo riciclarsi, come se fossero loro due, contro il Mondo, assetati di una conoscenza che trovano soltanto quando sono insieme.


Il limite di questa formulazione, molto ambiziosa, si scopre nell'altalenante ruolo dei protagonisti.


Dora è centrale, lei è il sentimento, la visione d'insieme, la crescita; sofferenza e coraggio sembrano le sue estensioni, tanto quando la volontà delle azioni, mentre Luka è il veicolo, un uomo a tratti banale nella sua incapacità di controllare gli eventi, a momenti sognatore ad occhi aperti, ma sempre marionetta della superficialità, schiacciato, oppresso da un senso del dovere stucchevole, che lo fa diventare un icona dell'opportunismo.


Dora vive attraverso le scelte ed i comportamenti di questo stereotipo che è Luka, purtroppo a tratti decisamente archetipo, cioè troppo funzionale allo svolgimento della trama che per effetto ne risente, decadendo nella prevedibilità dei contenuti.


Particolarmente intensi e pregevoli sono i dialoghi, giocati ed organizzati sulla base delle passioni e degli interessi personali dei due protagonisti, quali sono, per lei, il teatro e la recitazione, per lui, la pittura e la poesia.


Ne scaturiscono momenti di intimità letteraria e sentimento culturalmente elevato, al di sopra dell'arazzo cittadino e perfino delle frequentazioni, relegate ad una sorta di circonferenza, oltre la sfera della realtà emotiva.


Una stanza: circondata dal Mondo, dal quale Dora e Luka scappano al grido di “filiamocela via” ogni volta che si ritrovano, per tornare alla dimensione di un abbraccio, dopo la passione, attraversando il presente come fossero esploratori di un futuro prossimo: il loro.


A tratti sobrio, a tratti eccessivamente sdolcinato finanche a diventare melenso, laddove l'amore non necessariamente è pathos, nel romanzo prevale una visione della felicità che rimane adolescente, per questo la parte più intrigante è quella dei bambini, mentre gli adulti sembrano caricature di un passato ostinato, quasi un riflesso nell'acqua percossa da continue tempeste di pioggia.


Il romanzo è tuttavia molto ben scritto, sopratutto in modo sintetico e paratattico, a tratti persino estremo nella succinta esposizione di periodi sempre ben delineati e incalzanti, definitivamente fra loro incastrati con virtuosismo; una tecnica di scrittura creativa dove la parola assume un ruolo centralizzante, in grado di raccogliere il periodo, concentrarlo nella mente del lettore ed ampliarne gli spazi logici


Numerosi sono gli elementi rafforzativi della narrazione, capaci di apportare possanza al coinvolgimento emotivo del lettore.


Bellissime alcune metafore dei luoghi e dei sentimenti, altrettanto dicasi per le manipolazioni espositive degli argomenti comuni alla vita: elementi che rivivono una ordinata e motivata dimensione dell'originalità.



Ogni giorno, ogni ora” è una struggente, intensa storia d'amore, particolarmente indicata per coloro che credono nell'eternità del sentimento, nella sua grandiosità attraverso il tempo e lo spazio; in quella carica emotiva che va oltre la predestinazione ed è in grado di contrastare tutte le avversità della vita, fermandole e costringendole oltre lo sguardo del vero amore.


                                                                                        Marco Solferini
Io



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