domenica 1 gennaio 2012

The giver - il donatore



The Giver – Il donatore




Primo capitolo di una trilogia che ha centrato un successo mondiale.


Il Mondo dei Bambini, classificati con nomi e altrettanti numeri in base agli anni di vita, è quello di una Comunità perfetta, dove vige il principio della conformazione: la crescita fa parte di un estremizzato casellario di procedure e prassi.


Il luogo dove si sono annullati i sentimenti, contrastate le emozioni e dove persino i colori hanno subito la sterilizzazione complessiva.


Persone così al riparo dagli eventi da aver rinunciato al libero arbitrio, trovando un assuefazione partecipata nel concetto di regola: un metodico ed inquietante puzzle di onniscenza rinunciataria.


E' questo il mondo di Jonas, 11 anni, prossimo ai 12, data fatidica perchè rappresenta la fine della giovinezza, momento in cui il Consiglio degli Anziani deciderà il suo ruolo nella Comunità.


Un ruolo essenziale per il proseguo ed il mantenimento dello status quo.


Perchè nella Comunità la formazione è scandita come in un alveare di pensiero o un allevamento di persone, simili ad automi, imparati all'autocontrollo e al pedissequo riciclare delle situazioni.


Tutti hanno un ruolo funzionale e quando taluno non è più utile o ad esso un compito non può essere trovato, questo comporta il congedo.


Jonas però è il prescelto, per diventare il depositario dell'irrinunciabile insegnamento della memoria, divenire cioè l'unica eccezione a quella regola che ha strumentalizzato la mente e i cuori di tutta la Comunità.


La società perfetta, non può fare a meno dell'esperienza e quest'ultima si tramanda con la memoria che però significa anche conoscere che esiste un passato fatto di alternative alla logica su cui si basa la Comunità.


Jonas è quindi destinato a diventare un paradosso vivente.


Scoprirà cosa si nasconde dietro la procedura di congedo, quali misteri annidano al di fuori di quel mondo che vorrebbe autodefinirsi perfetto, in quelle terre che gli abitanti chiamano “Altrove”.


“Il donatore” è un romanzo coinvolgente, carico di introspezioni: un archetipo futurista che estremizza e nel contempo amalgama molti luoghi comuni, che animano numerosi dibattiti attuali sulla civiltà contemporanea e sul ruolo dell'educazione.


Rivelatore, sotto molteplici aspetti, è costruito in modo impeccabile, organizzato secondo un metodo espositivo coinvolgente e affascinante: non rinuncia a tonalità di brutalità semplificata dentro al concetto e a riflessioni che giustificano persino l'irritualità.


Nella realtà contemporanea si affermano numerosi concetti di “comunità”, da quelle scientifiche a quelle religiose, tutte accomunate da una rinuncia al crisma dell'originalità, in favore di una sorta di mente collettiva, che fa della condivisione anche un elemento di esternalizzazione rispetto ai singoli.


Assoggettati al minimo comune denominatore dell'emarginazione, prodighi nella ricerca di un sapere che significa benessere interiore ed esteriore, i membri di queste Comunità praticano, con sorprendente costanza, la paura, infliggendosi una sorta di costruttiva serie di rinunce alle quali credono in modo così invasivo da attribuire al loro credo, perfino il destino del bene più prezioso: i Figli.


Espropriati cioè dalla possibilità di scegliere, la prole viene genuflessa a un futuro pilotato, incasellato, meticolosamente organizzato e gestito come un puzzle, dove gli elementi devono andare al loro posto, lasciando solo un pò di spazio vitale per quei distinguo che in realtà si risolvono in un vantaggio per la Comunità stessa: ente collettivo dotato di una vita quasi autonoma, dopo aver risucchiato quella dei suoi stessi membri.


Svuotati di quella parte dell'arbitrio conoscitivo, giudicato pericoloso, cioè che resta entro le mura di una menomata verità apparente, è l'assoluta convinzione, basata cioè sulla ripetizione quasi drogata delle regole cui uniformarsi. L'assimilazione totale.


Amicizia, amore, affetto, tutto sussume a un ruolo diverso e distorto rispetto al significato primo delle parole, laddove le azioni e i pensieri divergono da esse e sembrano usarle, abusarle, forzarle ad un volere innaturale.


Lo scopo di questa chiusura ermetica all'interno della Comunità è quella di creare una gnosi di autoreferenza, dove i membri si ripetono ossessivamente quanto sia sbagliato abbandonare, uscire dalla comunità stessa. Essi diventano ibridi drogati di una convinzione che alimenta e nel contempo seda le loro paure e fragilità. Costringendo i singoli a temere una vera introspezione conoscitiva del proprio Io, captato come pericoloso per la collettività e come tale spesso trasmutato in una letale Medusa che pietrifica chi osa scegliere, invece di uniformarsi.


Il ruolo di queste Comunità, oggi più che mai, è oggetto attuale di un dibattito nel panorama contemporaneo, alla luce di molteplici e diversi interessi; il testo dipinge le potenzialità di un comprensione tardiva della negatività di tali fattori, osservandoli con gli occhi del figliol prodigo, del Bambino prescelto, dell'unico, di colui il cui ruolo sarà talmente irrinunciabile da resistere alle stesse regole.



“The Giver” è uno straordinario affresco fantascientifico post moderno, carico di introspezione, scritto in modo semplice e ordinato che rivela un intensità struggente e riflessioni così categoriche da essere ritualmente blasfeme, persino per i più profani. E' sicuramente un romanzo per i più piccoli, ma anche se non sopratutto, per gli adulti che non dimenticano il ruolo del Bambino nella loro crescita, per quel che sono, in omaggio all'importanza di quel che gli è stato permesso di essere.


Marco Solferini

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