Io
confesso
Autore: John Grisham
Genere: legal thriller
“Io confesso” è l'ultimo legal thriller del
maestro indiscusso di questo genere: John
Grisham.
Come nelle sue precedenti opere, la narrazione che
l'Autore offre, è centrata sui personaggi: veri e propri punti di vista focali e
protagonisti dell'agire a 365° gradi
dell'azione.
In questo caso, sono quattro e appartengono a categorie
e ceti sociali fra loro molto distanti, ma tutti accomunati dal filo conduttore
di una trama ricchissima di colpi di scena e scandita al cardiopalma.
Un ritmo incalzante, simile ad un crescendo Rossiniano,
che accelera con lo scorrere delle pagine.
Travis Boyette, è un criminale da tutta la vita.
La metà dei suoi giorni l'ha trascorsa in diversi
penitenziari, reo colpevole di innumerevoli crimini a sfondo sessuale.
E' un uomo meschino, consapevole della sua natura infima
e grottesca.
Rassegnato al fatto che la società civile vuole
emarginare le persone come lui perchè pericolose, vissute per quel genere di
mostri innominati di cui tutti vorrebbero fare a meno.
E' uomo destinato a morire, per via di un tumore maligno
che non solo lo ucciderà senza possibilità di scampo, ma lo farà soffrire, in
modo atroce, fino all'ultimo respiro.
In questo Travis coglie una sorta di macabra ironia,
come se si trattasse di una punizione che ben sa di meritare, per via della sua
oscena esistenza che ha riservato dolore e sofferenza ad altri innocenti,
eppure, quale ultimo atto di un gelosa ipocrisia menefreghista, per quanto si
sforzi, egli non vuole accettarlo.
E' un uomo cattivo, che conosce della sua malvagità e
che sa della sua inevitabile fine.
Ma è anche un uomo con un
segreto.
Perchè Donté Drumm è un giovane di colore nel braccio
della morte, accusato di aver stuprato, ucciso e fatto sparire il cadavere di
una sua giovane amica, e, secondo Boyette è
innocente.
E' così che l'uomo cattivo, che non ha nulla da perdere,
decide di rivolgersi al reverendo Keith Schroeder, confessando il suo segreto e
rimettendo quindi la vita di Drumm nelle mani di un fato perverso, diviso fra
due schieramenti di persone: coloro che non permetteranno una morte ingiusta e
quanti invece sono disposti ad accettarla.
Infatti, Donté è stato oggetto non solo di un indagine,
ma anche di un processo, una raccolta di prove, di fatti, eventi e circostanze
che, seppure criticabili o alterabili, hanno ricostruito il puzzle necessario e
sufficiente al sistema giudiziario, per decretare la sua colpevolezza:
sopratutto hanno prodotto quel “di più” che ha sentenziato la pena di
morte.
Tutto ciò grazie a persone che sanno, o quanto meno
immaginano, la non assoluta certezza delle prove, eppure sono disposte a non
ritrattare: assuefatti all'idea di accettare che un giovane deve morire per aver
ucciso una donna, il cui corpo non è mai stato
ritrovato.
L'ultimo difensore di una disperata serie di appelli e
ricorsi è l'Avvocato Robbie Falk, un mastino delle cause perse, della lotta ad
oltranza in difesa dei deboli, per fedeltà a un ideologia alla quale ha
sacrificato tutto, dalla vita privata al
patrimonio.
Un uomo in perenne conflitto con se stesso, che ha
trasformato l'attività forense, il suo essere Avvocato, in una sorta di crociata
avverso un nemico invisibile, ma letale:
l'ingiustizia.
Un avversario che il lettore scoprirà, gode di potenti
alleati quali la superficialità, indifferenza e la presunzione arrogante di un
sistema giudiziario, che cerca temerariamente di usare la pena di morte quale
arma di dissuasione per i criminali, ma della quale si scopre, esso stesso,
schiavo e per molti versi ostaggio.
Il libro di Grisham, come sempre puntuale nella
descrizione ordinata e meticolosa dei contenuti legali, è anche un viaggio
allucinogeno nell'universo della condanna a
morte.
L'istituzione in quanto tale rivela la sua camaleontica
denominazione di pena, laddove convive in un concubinato lussurioso con la
superbia di un giudicato che va oltre l'applicazione della legge, decadendo
nell'iracondia punitiva e repressiva.
La pena capitale è lo sterminio ideologico di un
concetto di civiltà basato sulla Legge, è l'annientamento definitivo di ogni
forma di perdono garantista.
Rappresenta l'assurda “coperta di Linus” che
viene offerta alla coscienza popolare, per sedare la paura del crimine con una
medicina peggiore del male, e tale somministrazione avviene in nome del
perbenismo e del paternalismo.
Sostanzialmente, si tratta di un ammissione implicita di
grave incapacità persuasiva e gestionale, esercitata attraverso il potere
legislativo, che viene paradossalmente svuotato e rinunciato, da quella che è, a
tutti gli effetti, semplicemente una soluzione
finale.
La pena di morte è il sintomo di un malessere che parte
dalla sconfitta della giustizia e che non può, per effetto e conseguenza,
considerarsi una sua emanazione.
Ma nel romanzo è principalmente un gioco perverso, in
quanto la ricostruzione degli eventi dimostrerà come bastino degli indizi a fare
un colpevole e una volta messa in moto, la macchina persecutoria, basata sui
luoghi comuni e sui tanti silenzi omissivi che flagellano una giustizia
imperfetta, a differenza di quanto suppone la pubblica opinione, difficilmente
si potrà fermare.
L'esecuzione diventa quindi una mostruosità dotata di
vita propria, che si autoalimenta e si fa beffa di ogni rimedio falsamente
garantista.
L'Autore è abilissimo nell'attribuire ritmo serrato ai
dialoghi, ottima capacità cognitiva e descrittiva alle circostanze e iterazioni
dei protagonisti, sempre molto realiste e plausibili.
La sua genialità è quella di riuscire a costruire una
scacchiera, all'interno della quale predilige un ritmo incalzante, serrato,
incardinato tanto sulla concettualità, quanto sull'umore della storia, che
scivola penetrante nel lettore, coinvolgendolo in prima
persona.
“Io confesso” è un legal thriller molto ben
costruito e organizzato, dotato di una narrazione veloce, che propone una corsa
contro il tempo per salvare la vita di un uomo innocente, al ritmo di
rovesciamenti di fronte e colpi di scena, per un indagine che non sarà qual che
sembra fino a quando non sarà rivelata la verità sconvolgente che lascerà il
lettore senza fiato.
Marco Solferini
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