lunedì 26 dicembre 2011

Diario di scuola

Pennac

Diario di scuola

Genere: Narrativa.

Autore: Daniel Pennac.


Scrittore mitico.

Entrato nel Pantheon degli dei della letteratura contemporanea.

Pennac, ritorna sui banchi della scuola e narra di questo mondo da tutti così conosciuto e nel contempo ignoto. Mette a nudo le sue incongruenze: la vacuità delle aspettative, che si sciupano come i granelli di sabbia stretti nel pugno, il falso conformismo e perfino la ragione, che cede il passo alla illogicità.

E non manca lo spazio per un omaggio, una considerazione quasi estemporanea a quel tanto di pazzia irriverente che permette alle persone di crescere, come se fossero libere.

Immaginiamoci che esista una scuola dove gli individui non sono obbligati a capire e possano perfino avere qualche idea, magari originale.

Ecco allora che Pennac diventa geometra e architetto di una scuola che, se presa in giro, nelle sue lacune, non è mai scartata o denigrata, anzi, per molti versi le osservazioni costrittive sono un modo per andare oltre la scuola, ma senza mai prescindere dal suo ruolo nella crescita di ogni individuo.

L’Autore usa l’intelligenza più sublime per trovare parole che sono note di stile ed è il genio del violino quando suona nelle frasi, che fuoriescono perfette.

Le sue riflessioni sono di una bellezza greca, fra il mito e la virtude. Possiedono quello spessore che può essere paragonato solo al primo bacio in quanto ad intensità.

Le aspettative, cosa sono se non i fantasmi dell’epoca moderna, del consumismo che centralizza la persona, imprigionandola, fra le mura invisibili delle città, denudandola della Fantasia. Arrivando addirittura a mettere paura all’uomo, per ogni suo tallone d’Achille, facendogli dimenticare quanto importante sia “vivere”.

Perché esiste un esperienza che può essere ereditata solo dalla vita stessa.

E allora rieccoli: i geometrici banchi della scuola, maestra di scienza, matematica, storia, ma non delle arti che furono liberali.

Qui, lo scrittore risalta l’arroganza del sapere ,quando esso si mischia alla superbia della rettitudine, all’eccesso della sapienza che, oltre la saggezza, addormenta i sogni e genera incubi.

L’umiltà della debolezza, la poesia delle cose semplici e l’efficacia di un senso comune che spinge ben oltre le Colonne d’Ercole, queste sono le grandi aspettative che il Sapere dovrebbe coltivare nel fanciullo.

Scorrendo queste pagine meravigliose troviamo pensieri che sono come le grandi canzoni, quelle che riescono ad aprire una finestra nel tempo e fanno sì che le emozioni diventino immortali.

E c’è l’abilità di uno scrittore che pone interrogativi dal sapore pleonastico laddove ci fanno partecipi dell’utopica ricerca di significati, quando il concetto di “esistenza” è in realtà molto più grande dell’uomo.

C’è anche un sentimento di compiutezza, un tacito assenso alla Natura dell’Evoluzione; noi, che dobbiamo riconoscere un limite nella conoscenza che è la capacità di vivere per ciò che siamo, liberandoci da quelle insulse regole che vorrebbero vederci sopravvissuti invece che uomini liberi.

Il grande scrittore cita la legge del cuore, del mito, di quel che resta dopo che il tempo è trascorso: ineffabile baluardo di ogni lotta, ultimo avversario della grande guerra che termina con la morte del corpo.

Pennac da una pagella alla distrazione dei singoli burattinaia che gestiscono la scuola come se fosse il loro Feudo e che è figlia della stupidità; apostrofa l’ignoranza dei dogmi quando non ammettono il verbo. E lo fa con spirito ironico, perché l’ineluttabilità del fato non può essere ingannata dal debole potere di convinzioni artificiose, fatte per mescolare le carte al destino.

Ci sono dei limiti, che possono e devono essere compresi, in mancanza: più le cose cambiano e più restano le stesse.

Diciamo grazie a Pennac, al suo genio e all’intuito coraggioso di questo Artista della letteratura.

“Diario di scuola” è un testo epico, da leggere ogni volta che le difficoltà sembrano impossibili da affrontare perché fornisce risposte nascoste in noi stessi. Libera l’animo e sorride alla verità, quella per cui vale la pena annotare certe frasi nel diario dell’adolescenza. E’ la prima e l’ultima lezione della vita.


Marco Solferini

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